From India to nepal

Il tempo passa veloce, le vicissitudini alle nostre spalle sono numerose. Nonostante la intenzione iniziale di raccontare i vari passi del nostro cammino mi trovo costretto (fondamentalmente per pigrizia) a compiere grandi balzi che lasciano buchi nella nostra storia.

Il mio ultimo serio post raccontava della valle di Swhat, verdeggiante luogo montano pakistano dal quale siamo oramai partiti piu’ di un mese fa.

Nel mentre abbiamo attraversato due nuovi confini, siamo stati nel templio d’oro dei Sik e nella capitale del governo tibetano in esilio, Dharamasala. Qui abbiamo avuto l’onore di vedere sfrecciare un omino vestito di arancione, alzava le mani da dietro il paerabrezza per salutare il suo popolo. Il Dalai Lama, i tibetani ed il Buddhismo sono stati per noi una parentesi molto interessante.

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Soldato indiano al confine pakistano

  Dalle montagne di McLeod Ganj siamo quindi scesio verso Chandigarh, una citta’ costruita ex novo negli anni 50 dall’architetto Le Corbusier. Un posto molto interessante il cui impianto urbanistico e’ degno di attenzione anche dai non addetti ai lavori.

Qualche settimana fa abbiamo invece fatto il nostro tuffo nella piu vera India: Ho catapultato Tabata in una delle citta’ piu’ vecchie al mondo, ancora oggi certamente una delle piu’ sante. Varanasi, un tempo, Banares, e’ uno dei posti dove l’India concentra tutta se stessa. Qui il Gange e’ il centro della vita ed e’ uno dei fiumi piu’ inquinati al mondo. Qui si vedono galleggiare, oppure bruciare cadaveri, qui gli indiani ti fischiano continuamente nelle orecchie le loro offerte cher vanno dalle piu’ esotiche delle droghe, alle piu’ giovani delle prostitute fino ad innoque ma persistenti proposte di giri in barca, massaggi, magliette e cagate varie.

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Pittori lungo il Gange

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Santone (al contrario) che contemple il suo fiume

I vicli stretti della enorme citta’ vecchia dove le scimmie, i cani e le mucche, diventano il traffico che intasa le strade, dove non puoi sottrarti alle attenzioni degli avvoltoi appollaiati sui trespoli dei loro negozi, diventano pero’ insopportabili una volta superati i tre giorni.

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Tabata bellezza di Varanasi

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By the Ganges by night

Dopo Varanasi serve pace e tranquillita’, serve natura e pulizia, serve una capatina in Nepal.

Ora siamo a Pokhara, seconda citta’ del Nepal al confronto della quale Pavia sembra Mexico city. Mentre scrivo da sotto la tettoia del nostro albergo ho davanti ai miei occhi un pianta di Papaya (in realta’ decisamente tra le balle perche’ ostruisce la vista) ed il bellissimo lago con le colline giunglose che lo abbracciano.

Quando vedo questo grande specchio d’acqua, pulito come non mai, non posso che pensare a mio padre che a quest’ ora lo avrebbe gia attraversato almeno 5 volte.

La settimana scorsa abbiamo preso una barchetta e, muniti di cibo, rigorosamente in costume, ci siamo cimentati in un remata, piknik e bagno con le montagne innevate dell’Annapurna alle nostre spalle. Dopo tanto relax ci siamo detti che era tempo per un po’ di dinamicita’, era tempo di lanciarsi in un esperienza completamente nuova della quale tanto avevamo parlato ma mai avevamo seriamente intrapreso. Il trekking e’ una figata. Non avendolo mai fatto non avevamo idea di cosa comportasse se non delle lunghe passeggiate. Ora, seduto sotto la solita tettoia, con le vesciche ai [piedi ancora bollenti (Tabata vanta invece due buchi sui talloni), tiro le somme della nostra scampagnata di 5 giorni.

Ho viaggiato in vari modi e con vari mezzi ma mai esclusivamente con le mie gambe. E’ stata questa la bellezza del nostro Trekking; avere camminato 6 ore al giorno laddove camminare era la unica possibilita’, raggiungendo le nostre mete la sera avendo la serenita’ e stanchezza di chi e’ immerso nella natura e non puo’ che seguirne le regole. Abbiamo attraversato  foreste, vallate e ponti, costeggiato fiumi e visto innumerevoli cascate. Passando per pittoreschi villaggi dove negli orticelli non mancavano mai piante di Maria e dove vecchiette di 70 anni davano filo da torcere a Bob Marley. Siamo saliti e scesi da numerose montagne, percorrendo circa 60 km in 5 giorni e raggiungendo i 2750 metri. Abbiamo preso parecchia acqua e siamo stati bene come non mai.

Non posso negare che il percorsso da noi seguito e’ probabilmente uno dei piu’ battuti al mondo, questo comporta la possibilita’ di trovare villagg, cibo e pernotto a circa ogni ora di cammino, significa incontrare spesso altri turisti e significa che si tratta di uno dei sentieri migliori per neofiti quali noi. Ciononostante, avendo deciso di spingerci oltre la nostra meta iniziale, ci siamo spesso trovati soli eccezion fatta per i villaggi dove ci fermavamo a dormire.

Il nostro bagalio consisteva di due piccoli zainetti, uno dei quali esclusivamente ontenente cibo. Sapendo che il costo del ristoro sarebbe stato alle stelle abbiamo fatto una astutissima spesa che ci ha portati a spendere 2 euro al giorno complessivi (vitto e alloggio) contro i 10 euro medi che la gente e’ costretta a lasciare nelle varie guest house.

Del Trekking ho detto poco ma ora sono stufo. Se ce la faccio lo riprendo la prossima volta.

Ciao. Buon lavoro e buono studio a tutti.

8 commenti su “From India to nepal”

  1. ciao Martin e Tabata.
    sono itaru. leggo il vs. diario di viaggio con tanta invidia (sopratutto per la citta di “Le Corbusier”! sono stato questo giugno, finalmente a Longchamp, in Francia, per vedere la chiesa progettata dal medesimo architetto). ma conoscendomi il mio limite fisico e mentale, in realta’, leggo piu’ volentieri sul sito piuttosto che viverci direttamente….(mi vergogno di dire cosi’, ma e’ la verita’)

    sono stato altro giorno a Cascina Orologio, era iniziato periodo di freddo e nebbia, Massimiliano ama questo tempo, io no. Athos e’ invecchiato, ha 14 anni, cammina piano. ha operato un orecchio, ora tutto a posto. il Vs. cane ora dove e’?

    avete visitato un santuario di Auroville?? se non mi sbaglio, quella cupola tutta rotonda di colore d’oro, nella quale si trova un grande palla di cristallo. proprio ieri, in una festa un po particolare, parlavano di questo posto. un signore armeno e un fidanzato di mia amica sono stati proprio in questo tempio 2 anni fa. mi raccontano delle cose molto curiose ma anche strani….

    mi raccomando, trattate bene i vostri preciosi piedini!! l’anno prossimo, nel mese di marzo, arriva un mio amico, un bravissimo massaggiatore di piedi (si dice riflessologia?) in Italia dal Giappone, se volete, prenoto gia’ subito per voi!

    ciao itaru

  2. Stiamo preparando un book sulle nostre Birkentsok. Abbiamo varie foto artistiche che denotano il nostro amore per lke nostre infradito.
    L’altroieri, a Boghdaya, la dove Buddah raggiunse la sua illuminazione, proprio davanti a questo storico posto, Tabata pensava di averle perse.
    E’ rimasta tanto scioccata che ora dobbiamo fare a turno per entrare nei templi e monasteri.
    Comunque per il Trekking abbiamo preso, come dici tu, una decisione storica: per amore abbiamo risparmiato alle Birkenstok le centinaia di gradini, i sentieri impervi e i litri di pioggia, ci siamo ritrovati ad affittare due paia di scarponcini. Tabata ne porta ancora i segni, due belle croste sui talloni !

  3. Dopo tutte queste storie esotiche, so di essere riduttiva, ma voglio, a differenza di Priscilla interessata al cibo, avere una foto dei sandali Birkenstock di Martin e Tabata, sandali di cui vanto la maternità. Ho sempre il sospetto che, se non vi avessi comprato i sandali, ragazzi, avreste affrontato il trekking a piedi scalzi, sia per immedesimarvi il più possibile nella natura che per non dover affrontare il trauma dell’acquisto di un paio di scarponcini…Oppure? avete preso questa decisione storica?
    Il Nepal! Non è detto che non ci venga, o meglio, vada anche io. Ora o mai più! visti gli anni che avanzano devo decidermi a questi viaggi di ricerca. Ho deciso di cominciare da Myan Mar dove sto meditando di andare a febbraio/marzo in visita ad una mia cara amica.
    Martin, oltre al tanto che già dici, dimmi qualcosa in più dei luoghi dove poggi i tuoi sandali! Oltre alla miseria, alla folla, agli odori e alle bellezze della natura ci deve essere qualcos’altro. In fondo è anche la domanda che mi faccio io che preferisco stare in Africa piuttosto che a Travacò…Chiedo forse troppo? ma l’India, il Nepal sono famosi per la loro spiritualità e le loro contraddizioni. Non ti voglio spingere a scrivere ciò che non senti o che senti troppo difficile da esprimere, ma qualche immagine, qualche spunto, come il santone che contempla il Gange.
    Sul Gange/Brahamaputra (o non so come si chiamasse in Bengalese) mi sono trovata con papà, 6 anni fa. Una crociera in un paesaggio incredibile. Scendevamo il fiume in una calma piatta, circondati dai delfini e costeggiando il bordello più grande del Bangladesh. Un ponte univa il luogo del peccato al resto del mondo. I clienti pagavano un ticket per entrarci. C’erano tante misteriose lucine la notte, mentre scivolavamo sul fiume e le guardavo mentre la guida mi descriveva di che cosa si trattasse. Il Bangladesh è un paese quasi al 100% musulmano, ma le prostitute hanno una patente, una tassa pagata al governo. Quando camminano per le strade devono andare scalze, cosicché tutti le possano individuare.
    La notte, sul fiume, mi sentivo molto inquieta, sopraffatta dalla valanga di acqua che scava il golfo del Bengala, non riuscivo a dormire, e non solo per il caldo appiccicoso. Papà dormiva, addirittura avvolto in una coperta, sul ponte del battello. Io ero troppo ansiosa. Mi è sempre rimasto il dubbio che tutta questa inquietudine da acqua fosse causata dal disastro che in quel momento stavate vivendo voi ragazzi nella nostra casa di Travacò, sommersa da un muro di acqua.

  4. Ciao Giancarlo.
    Sono proprio contento di sapere che mi leggi. Colgo la occasione per ringraziarti di tutto.
    Nonostante la protezione civile mi avesse a suo tempo rifiutato come volantario e’ comunque stato il mio primo passo alla ricerca di volontariato.
    Dopo Mansehra ero andato ad Hunza e da li ad Islamabad.
    Sono entrato in contatto con una ONG italiana, ISCOS, e per loro ho fatto un duro ma gratificante lavoro di quasi tre mesi.
    Sono recentemente passato per Mansehra:
    La protezione civile ha levato le tende dopo che il suo ospedale non faceva che ospitalizzare italiani con la cagarella. Il resto, da Balakot al Kashmir e’ purtroppo rimasto molto simile a come o avevi visto. A distanza di dodici mesi stanno pensando di riaprire i campi poiche’ e’ rimasto chi morira di freddo. (e non e’ un eufemismo).
    Che combini a Londra ? A quando il prossimo viaggio ?

  5. Ciao Martin!

    Finalmente anche Colturi fa il suo trionfale esordio sul “tuo” blog.
    Ebbene debbo dirti che, del tuo voyage, mi son piaciute soprattutto due parti, quella in Iran e la attuale tra l’India e il Nepal. L’Iran me l’avevi già presentato nel tuo precedente viaggio e mi aveva sorpreso scoprire che uno dei più temuti Stati Canaglia in realtà sembra proprio essere un posto fantastico. Invece del tuo ultimo post mi sono proprio piaciuti i places che hai descritto, Varanasi (che già vide mia madre rimanendone incantata) e il Nepal… spettacolo il Nepal o almeno la parte che hai calpestato tu!!

    Da parte mia posso dirti che per questo venerdì 27 ho organizzato un GOODBYE COLTURI per salutare le persone a cui sono più affezionato: Berna, Cobra, Fede Monti, Guggion, Minga e pochi altri! Infatti tra pochi giorni salpo per Barcellona, sto solo aspettando di sapere se ho una casa per fissare la data di partenza. Mi spiace un po’ partire ma daltronde, sarebbe grave il contrario: sono stati 20 anni, nel bene e nel male.

    Buona continuazione di viaggio e un abbraccio enorme a Tabata!

    Carlos

  6. Danke für den Gedanken: “Quando vedo questo grande specchio d’acqua, pulito come non mai, non posso che pensare a mio padre che a quest’ ora lo avrebbe gia attraversato almeno 5 volte.” Ich schwimme tatsächlich immer in Malindi, manchmal im Colossias pool und vor allem in einem Meer von meetings.

    Der blog zeigt mir alles, nur nicht ‘Tabata bellezza di Varanasi’. Warum das?

    Alles Gute und bis bald in Afrika. Safiri Njema na Karibu Kenya, kijana wangu na mke wako (my dear son and your wife)

  7. Si è vero del Trekking hai detto poco ma soprattutto non abbiamo visto nemmeno una foto.
    Mi piacerebbe vedere quello che mangiate, sarò + specifica vorrei delle foto del cibo che buttate nel gozzo
    priscilla

  8. Ciao Martin,
    sono Giancarlo, ti ricordi?? ci siamo incontrati a Peshawar, lavoravo a Balakot con la Croce Rossa. Sto seguendo il vostro blog, non vi dico con quanta nostalgia e invidia.

    In bocca al lupo
    Gian

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