conosci, conoscimi, conosciti

Quando sono nata devo aver provato una grande solitudine, niente di ciò che conoscevo, si presentava davanti ai miei nuovi occhi, polmoni, derma. Un mondo alieno, ostile e doloroso. Poi ho cominciato a collezionare esperienza e nella ripetitività ho trovato il primo piacere. Piacere di riconoscere ciò che conoscevo. Credo che questo abbia caratterizzato tutta la mia vita, il piacere è associato a ciò che riconosco.

In questo mondo scarseggiano le cose belle, l’amore, l’incanto, il bene, la gioia…esiste la possibilità che scartando ciò che è nuovo xchè ostile e preferendo ciò che conosco xchè lo conosco, essendo il male meglio rappresentato del bene,  in tenera età mi sia sottoposta + frequentemente a esperienze negative che positive

E’ solo una supposizione , ma può essere che all’inizio abbia provato piacere per ogni cosa che riconoscevo, trascurando il piacere di per se stesso, la novità non veniva annoverata tra i piaceri. Piuttosto associata al mondo ostile e alieno. E’ quindi possibile che nella mia scala delle priorità abbia accettato di buon grado e prima, ciò che nella mia vita è accaduto +spesso. Solo dopo, molto dopo, tra le cose che accadevano spesso ho individuato ciò che riconoscevo ed era piacevole e ciò che riconoscevo ed era spiacevole. . L’ostilità e la novità, unite in un binomio primogenio, esperienza matrice, la nascita,  hanno possibilmente frenato in maniera importante il mio processo di conoscenza. In altre parole il processo cognitivo ha priorizzato in percentuale drammatica il mio gradimento delle cose conosciute, limitando le possibilità di eleggere la novità inquanto positiva e di conseguenza restrigendo gli input ascrivibili al sistema di valutazione .

Prematuramente impregnata dalla sofferenza + che dalla gioia, forse per questo motivo, preferisco ciò che è male, ma che conosco, rispetto a ciò che non conosco

Perchè i giappomesi vivono all’inferno?