Appoggio, prete,padre

guardi nello specchietto retrovisore, quella macchina è troppo vicina, vorresti essere mezzo km indietro, ma capisci che sarebbe inutile, non ti rimane che guardare e raccontarti che ne sa abbastanza per cavarsela. E’ li che ti sorprendi a sperare di avergli detto e mostrato tutto quello che deve sapere, basta poco per far vacillare certezze, costruire angosce.

” Non importa quante volte è andata bene, basta una, una volta soltanto e sei incollato a terra come un tappeto di linoleum, piatto inerte, possibilità di farcela ZERO”.

Cominci a dubitare della scelta, forse un po’ estrema “perché un enduro? alto, pesante, difficile da manovrare nel traffico, perché diavolo non  uno scooter. Ma certo io mi barrico dietro certezze infondate , un enduro è più sicuro, deve imparare a guidare una moto con le marce, è un uomo… ma chi me lo ha detto che è +sicuro?”

Adesso cominci a pensare che forse non ne sai abbastanza, che avresti dovuto documentarti meglio.

Sono episodi come questo che ti fanno pensare che siamo sempre alla ricerca di un appoggio, un prete, un padre, un capoufficio, un animatore…Uno…uno che ci dica se facciamo bene o male, che stia dalla nostra parte, che ci metta una buona parola, che ci rassicuri con una pacca sulla spalla, ma anche che ci tiri un bel calcio nel culo quando troviamo mille scuse.

E’ x questo che quando vedi il messaggio sulla posta “posso giocare con curiosità e discrezione” ci caschi x l’ennesima volta e rispondi esattamente come ti senti di rispondere “si, se 6 originale”

Ti torna in mente quel passaggio del libro che stai leggendo ” il vuoto, quello vero, fa paura a tutti, perché è troppo poco, allo stesso momento immenso per essere riempito; un cassetto vuoto di un albergo lo riempi di calze e di mutande ma se apri il cassetto in cui tenevi una scatola con i risparmi di una vita e la trovi vuota, quel vuoto è troppo poco ma è anche immenso, per essere riempito”.

Quel vuoto assurdamente vuoto che mostrano le tue risposte, I tuoi atteggiamenti così sprezzanti, certo tu pensavi di dire la cosa giusta, non ti sarebbe venuto in mente altro perché speri sempre in chi ha voglia di scoprirti e di scoprirsi, che sappia usare le parole, che abbia voglia di giocare. Invece le domande che oggi vanno sul mercato dei social sono piene di doppi sensi, cariche di mielosi dinieghi, giardini dell’inutile, sterile formazione di pagliericcio pre accoppiamento…e infatti “allora lasciamo stare” è stata la risposta.

“Il pacchetto in offerta ha delle cose interessanti e altre…”altre che non ti interessano, se quelle che non ti interessano sono superiori di numero e quelle che ti interessano sono di qualità appena sufficiente, allora non ti interessa di riempire quel cassetto d’albergo, tu cerchi quella scatola vuota che profuma ancora di meraviglia e di desiderio, di sogni e di avventura.

Tu vuoi il vuoto, quello vero, quello che è troppo.

E magari separare gli oggetti e le azioni che ti hanno portato a scoprire quel vuoto,  ricordarti con precisione ogni dettaglio che ti ha portato li come se la vita fosse un mazzo di carte da gioco nuovo ancora da mischiare, che potesse in qualsiasi momento esser ricomposto in quell’ordine prestabilito che sono le scale e i colori.

E ti tornano in mente parole di uno che non hai conosciuto, ma di cui ti hanno parlato molto, quasi senti nostalgia, nostalgia di non aver mai potuto incontrarlo:“Descrizione da un dialogo con Paolo Lucarelli:Noi (alchimisti) abbiamo, prescindendo da tutte le regole e regolette, che cambiano da cultura a cultura, un sistema specifico molto preciso ed è la quiete interna. Puoi ingannare gli altri ma non te stesso, perché lo sai. La quiete dipende da una infinità di cose, dalla tua cultura, dalla religione, dagli insegnamenti. Se tu sei in quiete tutto va bene, anche tu stai bene. Questo è un insegnamento che trovi dappertutto, è molto vecchio. Però la cosa fondamentale è un’altra, cioè non è che puoi decidere tu le cose che disturbano la tua quiete, perché ormai, alla tua età, hai una serie di vincoli che dipendono dalla tua educazione, e dalla vita che hai fatto. Senza rendertene conto ci sono cose in cui credi, e cose che reputi sbagliate, che fanno parte della tua intima essenza. Allora cercare di arrivare a liberarsi completamente dai propri pregiudizi è più faticoso e lungo che non accettarli serenamente e gestirseli, tanto poi se ne vanno da soli. È quello che spiego in termini operativi. Cercare di purificare al massimo i materiali all’inizio, come fanno alcuni, non serve a niente, perché durante l’opera la materia si libera da sola delle sue impurezze. Mettili dentro (al forno) come viene, certo decentemente puri… poi ci pensa lei (la natura) a eliminare le impurità. Questo vale per l’operatore, per l’artista. La natura fa lei le cose! Non le devi fare tu. Non puoi, non devi sostituirti alla natura”.

Un rumore di gomma sull’asfalto ti riporta in un istante al presente, il pensiero si blocca.

Guardi dallo specchietto retrovisore della vespa e ti costringi a tenere gli occhi aperti anche quando il furgoncino lo stringe e la macchina davanti frena.

Non puoi essere ovunque, a proteggere o proporre, per dargli una pacca sulla spalla o un calcio nel culo. Devi farti da parte, aspettare che la natura racconti con la sua casuale precisione, ciò che è pronto o quanto è acerbo.

Le proporzioni, il dosaggio, sono veramente il tutto di una ricetta di cui non basta conoscere gli ingredienti, ci vuole la giusta posologia: diluizioni, tempi e modi di somministrazione

Questa, lo sai , è la differenza tra il lettore e l’operatore, colui che facendo ha acquisito la manualità, la conoscenza, insomma l’esperienza diretta del forno o della natura, che forse simbolicamente o di fatto sono un unica cosa..

“Ci sta mettendo troppo”, senti, o ti sembra di sentire, il rumore del pneumatico anteriore che si punta, quante volte gli hai detto che al massimo si può frenare con entrambi ma da solo va usato il posteriore di freno?

Mette una gamba a terra gira la testa per vedere se ha ancora spazio di manovra “ecco” pensi “adesso non accelera abbastanza  e che diavolo fa la bionda sul suv, dove diavolo guarda, ma lo sa a cosa serve il retrovisore?” qualche quintale di metallo ha impallato la tua visuale, e forse è proprio quello che vuoi -non vedere ciò che accade-  Guardi il semaforo, è rosso, sono tutti in fila aspettando di girare a sinistra, ma il semaforo è sempre rosso, forse il tempo si è fermato, come in un incantesimo, un dio buono ha sospeso il tempo perché tu non debba sapere ciò che accadrà dopo.

Il semaforo è verde, la coda si muove, il tuo cuore batte veloce e all’improvviso lui è al tuo fianco, molto + alto di te, molto più forte e molto + maturo di quel che pensavi: “mamma ti aspetto dal benzinaio” dice passandoti di fianco. Alzi lo sguardo dallo specchietto e vedi la strada e i suoi abitanti, tutto a posto, nessuno si è fatto male il tempo, almeno questa volta, non si è fermato.

3 commenti su “Appoggio, prete,padre”

  1. tuo figlio ha la moto o la macchina?
    immagino che a tutto ci si abitui, però non immaginavo fosse così difficile lasciarli andare

  2. L'unico commento che sono in grado di fare rispetto a quel che hai scritto riguarda l'enduro.
    Tranquillizzati, è più sicuro di uno scooter: ha le ruote più alte, aderisce meglio, frena meglio, ingombra meno, se ti capita di cadere lui va da una parte, tu scivoli da un'altra e non vi accartocciate assieme.
    Chi guida lo scooter ha la sensazione di potersi distrarre: è noioso e fa il rumore di un rasoio elettrico, cosi' ci si convince che usarlo è facile come farsi la barba.
    Per imparare a guidare un enduro è necessario impegnarsi, te ne devi appassionare, devi coordinare due mani e due piedi; lo scooter lo puo' guidare persino un giocatore di golf, anche chi non riescono a fare due cose contemporaneamente, come camminare e masticare la chewingum.
    Sul resto che hai scritto ho bisogno di tempi di riflessione molto più lunghi.

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