sonno incosciente

Rifletto insonne sul sonno, la funzionalità del dormire o la pratica? Il nostro corpo nasce con la necessità di invertire le funzioni, il sonno ce lo consente. L’osservazione mi racconta che tutto il creato ha necessità di una condizione che renda possibile l’inversione; gli alberi, gli astri, la materia… La veglia e il sonno, necessari alla convivenza di forze contrarie, contrarie qui, magari non altrove, ma necessarie qui e quindi altrove, da dove originano. Forze che altrove potrebbero non essere contrarie, la dove, in assenza di forme, non avendo necessita di un “finito” e potessero coesistere senza alternanza, la condizione che consente l’alternanza non sarebbe necessaria…non più sonno.

Credo che gli anziani si alzino presto perché mentre lo sono diventati, anziani, hanno sperimentato l’ansia di non farcela,di non farcela + come prima. Giorno dopo giorno si sono convinti che rinunciando ad un po’ di sonno avrebbero toccato il traguardo alla tazzina di caffè e nessuno se ne sarebbe accorto, che stavano invecchiando. Poi il gioco del resisti ha scavalcato il muro e la soglia del sonno si è fatta risicata. Allora accanto agli occhiali, ai libri al bicchier d’acqua sono comparse anche le pillole sul comodino, quelle “che non prendo mai, solo raramente”, fino a che di giorno, mentre stanno ancora resistendo, hanno cominciato a non ascoltare +, spesso anche cose che volevano, persino amici, di quelli simpatici e attenti. Di quelli che ti ascoltano sempre, anche quando hai detto le stesse cose per anni.
E’ grottesco come la veglia porti al sonno, un sonno e una veglia privi di funzione, dove l’inversione e quindi la conversione si riduce al nulla e la coscienza, forse il prodotto a cui l’inversione è necessaria, smette di essere alimentata, proprio mentre si è in cammino verso una soglia importante.

Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso si fa incerto…

Spazio fisico

Se in un grupo una donna è schiva, saluta da lontano, evita di incrociare gli sguardi…sicuramente ha problemi all’interno della sfera affettiva.

Gli uomini sono fisici. Toccano, abbracciano, spingono, picchiano…a prescindere da come si sentono.
Le donne no o molto meno. Però non è una cosa congenita, arriva con l’età.
Adolescenti all’uscita da scuola, alla partenza di un autobus, ad un ritrovo qualsiasi, le ragazze sono anche + fisiche degli uomini, si abbracciano molto, si baciano a volte partono spintoni e manate…
Poi. Poi siamo adulte.
Sono poche le donne che hanno mantenuto quell’istinto fisico al contatto.
Pettinarsi, truccarsi e vestirsi è per molte una sorta di sigillo, una barriera che si interpone “TRA”. Lo penso sempre del rossetto, la lacca, lo smalto, la cipria…Come se il corpo non fosse pronto all’incontro, come se gridasse rispetta la distanza.

Anche l’abbigliamento è spesso una formale barriera a qualsiasi tipo di contatto, tessuti che gualciscono, forme che esaltano ma contengono, calzature che impongono equilibri precari…tutto dice che è meglio non toccare ne farsi toccare.

Poi però il contatto fisico che manca scava un percorso come un verme nella polpa dolce della frutta. La buccia inaridisce e secca, il frutto spesso intero a guardarsi…dentro non c’è più.

Una casa, un tavolo, un bicchiere, sono spazzi definiti dalle forme, noi crediamo. Ma sono gli spazi che definiscono le forme, non bisogna farsi trarre in inganno.

Una paura infernale

Le persone ci tengono attaccate alle loro paure e noi ci lasciamo legare a queste paure, perché abbiamo paura che se non le condividiamo non ci ameranno più,
si dimenticheranno di noi e noi ci sentiremo soli.
E’ uno schema elementare che funziona come uno di quei batteri arcaici che assimilano qualsiasi cosa e poi si scindono per costruire eserciti invisibili portatori di morte.
La paura è un sentimento buono o cattivo?
Credo che la paura interessata, quella che dividiamo un segreto così tu non tradisci me e io non tradisco te, quello è un sentimento infernale.
Questo genere di paura si annida tra le conoscenze che nel tempo diventano amicizie,
nelle infatuazioni che bene innaffiate diventano amore,
nei giochi che se si persevera diventano il tuo lavoro e la tua vita.

In questo senso secondo me ogni buona azione non rimarrà impunita.
Io non ti guardo le spalle perché così tu le guardi a me,
io ti guardo le spalle perché tu sei il mio bene e non posso immaginare di avere uno scopo migliore se non di curarmi del mio bene.

In certi momenti ho paura, soprattutto quando non so + come proteggere il mio bene.
Mi si chiede di affrancarmi da me, ma affrancasi dal proprio bene è come strappare le zanne a un elefante per farlo sopravvivere in un negozio di porcellane,
l’elefante non si è evoluto così grande e maestoso per accucciarsi a bere te al lato di un sofa
e se lo fa
lo fa per proteggere il suo bene
ma non sta bene
e questa è una verità sotto gli occhi di tutti.

Decrescita per amore

Sono malata da 10 giorni. La maggior parte delle persone che si sono fatte vive nei primo 5 giorni mi hanno chiesto se potevano comprarmi qualcosa e di chiamarle se avevo bisogno.
Quando uno ha la polmonite è molto frastornato, dev’essere perché essendo ipossigenati anche il cervello lavora male è proprio difficile rispondere se anche si fosse coscienti di avere bisogno di qualcosa. al sesto giorno un amica si è spinta fino a venirmi a trovare al sesto è venuto mio fratello al settimo pur sentendomi ancora molto debole ero in grado di fare da sola, ed è arrivata qualche visita.

Il mio ex marito è venuto a giorni alterni i miei figli mi hanno rivolto la parola all’uscita la mattina e su richiesta per pranzo o cena.

Il mio pensiero è che sul breve periodo una persona che dovesse incorrere in una malattia fulminante non avrebbe nessuna possibilità di sopravvivere grazie a parenti o amici, magari anche conviventi. Questo spiegherebbe anche come mai in Italia muoiano + persone per suicidio che per incidente stradale. La depressione infatti, contrariamente alla polmonite, non ha manifestazioni abbastanza visibili da essere considerate preoccupanti. Nella maggior parte dei casi sulla scena di un suicidio ci saranno sempre molti testimoni che racconteranno fatti che non lasciano dubbi sul motivo del suicidio. Eppure i testimoni continueranno a dire che no c’era niente che non andava, apparentemente sembrava tutto normale.

Vicino casa mia una mattina una signora si è alzata presto è andata a prendere la pistola che il marito teneva in cassaforte, poi è andata in bagno e si è sparata un colpo in bocca, l’ha torva il figlio di 10 anni prima di andare a scuola.
Il marito era rimasto senza lavoro in seguito ad un incidente, entrambe i genitori di lei si erano ammalati prima l’uno poi l’altro. Tutti i vicini sostenevano che faceva una vita molto ritirata e usciva in macchina anche solo per coprire i 200, 300 metri di strada che separavano l’abitazione dal punto in cui si fermava l’autobus scolastico.Nessuno ovviamente se lo aspettava, forse nemmeno la vittima, che a furia di essere ignorata da tutti, deve aver pensato che stava sparando a un intrusa nello specchio.
La mancanza di comunità forse è il problema, ma perché manca la comunità?

Dai racconti di mia nonna so che ai suoi tempi tutti si alzavano molto prima dell’alba e tutti dovevano fisicamente lavorare per portare a casa pranzo, cena, indumenti e combustibile per riscaldare. Oggi siamo tutti impegnati a produrre cose la maggior parte delle quali si ritrovano ad arricchire i cesti delle immondizie, anche se differenziate. Per fare questo ovviamente non si ha tempo di far visita ad un caro che si è ammalato, o di parlare con un amico che ha bisogno, o di fare qualcosa per il gusto e il piacere di farlo, xchè abbiamo una lista di cose da evadere, anche quando non stiamo lavorando, cose che vanno fatte.

A che serve questo millantato progresso se umanamente siamo meno coscienti e sicuramente + aridi di un qualsiasi animale domestico? Forse bisognerebbe fare un po’ meno e farlo con un po’ + d’amore, perché l’amore è l’unica cosa che non ce n’è mai abbastanza.