essere se stessi

 

 

dicono che gli artisti ci riescano attraverso la loro arte, ma è come dire che i pazzi ci riescono attraverso la loro pazzia.
L’arte come la pazzia, non si possono giudicare.
Io potrei dire che adesso non mi fa così paura che qualcuno possa accorgersi di quanto poco sappia. Tollero il mio corpo e non ho + timore che mi si possa vedere così come sono. Ma certo non è tutto. Io sono + di una semplice ammissione di pochezza. Sono anche una grande dimostrazione di forza, soprattutto ora che le cose mi appaiono agli antipodi pur sembrando identiche.
A chi fosse completamente a digiuno delle fattezze di un essere umano, come potrei descivermi? Dovrei poter vedere l’altro e in riferimento a ciò che di lui vedo spiegare me
Ecco perché è così difficile capirsi, noi non vediamo quasi mai l’altro, xché la sua volontà non è di mostrarsi, ma quell’altro siamo noi. Il mondo è fatto indiscutibilmente di tanti noi, dentro e fuori di noi.
Come una pianta che abbia germogliato senza pace, una pianta che ha raggiunto i confini del suo vaso e non ricorda + di essere se stessa vacillante nel vuoto, appesa penzoloni, quanto all’umida ombra di una massa simile a se stessa, che la sovrasta e la comprime a terra.
In questo esistere, che ci fa essere + grande di noi, non sappiamo vederci, non ci incontriamo +, separati da molti noi stessi che hanno messo al primo poto il diritto e la necessita di vivere e non quella di essere.
Se anche avessi compreso la malattia di questo corpo, non avrei fatto molta strada perché ancora non so da dove cominciare a conoscerlo e a far si che riconoscendosi ceda all’idea che ogni sua parte esiste anche se non vive o sopravvive, che le sue funzioni sono prioritarie rispetto all’unicità organica.
Come si spiega ad una cellula cancerogenache non c’è  +bisogno di lei?