Deserto.
Dalla Kappadokya turca sino ad Ardabil, Iran, solo il deserto ha accompagnato il nostro sguardo. A nulla e’ valso inerpicarsi sulle montagne, raggiungere l’arroccato castello di Babak, IIX secolo.
Niente ha potuto regalare colore ai nostri occhi.
Ovunque, inesorabilmente, solo deserto. Anche in montagna.
Questa terra secca di rocce roventi nasconde i suoi tesori al resto del mondo. Il cuore delle genti e’ buono e la bonta’ infinita, la cultura della cordialita’, della correttezza senza limiti. Questa verita’ oltre che scioccante diviene triste quando confrontata a quanto la pregiudizievole ignoranza occidentale, alimentata da calunniosa propaganda, continua a voler pensare di questo paese.
Isolato dalla economia mondiale, dalla maggioranza dei flussi di comunicazione, il popolo iraniano sa di passare per pecora nera del mondo. Sa anche di non meritarselo e la tristezza traspare quando ti vien posta la ricorrente domanda:
– Mi scusi signore, mi dice cosa pensa la sua gente di noi iraniani ? –
Immagina un mondo dove la gente ti sussura timidamente il benvenuto quando passeggi sulle sue strade, un mondo dove, appena arrivato, sei costretto ad accettare il fatto che il tuo trasporto, il tuo cibo, il tuo te’, viene offerto da chi guadagna duecento euro al mese.
Immagina un mondo dove un taxista dopo quattro ore di guida rifiuta di essere pagato perche’ sei ospite nel suo paese.
Pensa come funzionerebbero i meccanismi che regolano la umanita’ se ognuno fosse disposto ad accompagnarti, aiutari, a fare il possibile per esemplificare le cose.
Ora non pesare piu’ a questo mondo, sarebbe una utopia. Pensa invece ad un paese.
Benvenuto in Iran
Siamo in viaggio da 12 giorni, reduci da fatiche e varie esperienze poitive ed appaganti.
In Grecia abbiamo conosciuto una strana signora che ci e’ stata di grande aiuto. Siamo stati ospiti di Elena, pisana di adozione, greca di nascita. La sua casa a Drama rimane chiusa per dieci mesi e quando torna il giardino e’ invaso dalle erbacce, i calcinacci ricoprono il pavimento.
Qui per lavarsi si riempono le pentole alla fontana del vicino parco, le si scalda sul fuoco e ci si giostra tra i vari barattoli che abitano il bagno.
Elena ci ha portati ad Iracliza, ci ha indicato una spoiaggia dove, con la zanzariera e qualco ferraglia raccattata in giro, abbiamo improvvisato un accampamento con tanto di pasta cucinata sul fuoco.
Una serata speciale, una notte insonne, un’alba bellissima e un bagno mattutino. Guidati dal caso che da questa spiaggia deserta ci portera’ sino in India.
Italia, Grecia, Turchia e quindi Iran. Una volata con sosta in Kappadokya per vivere in una piccola grotta che per due giorni diviene la nostra casa. Fresca e tranquilla, scavata nel tufo che e’ il muro del nostro ostello.
Adesso finalmente Iran. Finalmente lontani dal nostro mondo, dal “primo mondo”, dai nostri canoni, dai turisti che invadano ogni angolo di bellezza. Un mondo diverso dove la gente e’ speciale.
Le donne sembrano tanti Ninja oppure, come dice Tabata, tante suore. Solamente i cordialissimi poliziotti possonoi avere da ridire sul nostro vestiario. Nessun problema sul finto velo di Tabata, sulla camicia che non copre il sedere. Non vanno invece bene canottiera e pantaloncini che con finta ignoranza e gran disinvoltura cerco di introdurre come nuovo costume della republica islamica dell’ Iran.
Per ben due volte il mio tentativo di lanciare questa nuova moda e’ fallito. I poliziotti mi hanno fatto notare che si tratta di vestiario non consentito:
– Noi te lo dobbiamo dire, tu poi fai come ti pare. Scusaci. Benvenuto in Iran –
Stiamo viaggiando fuori dai sentieri battuti, nessuno parla Inglese e il trasporto e’ difficile da rintracciare. Solamente grazie alla onnipresente disponibiliuta’ riusciamo a raggiungere le nostre mete.
La mia compagna di viaggio, oramai promossa a moglie onde evitare lunghe diquisizioni su usi e costumi occidentali, si rivela essere una viaggiatrice provetta:
Turche che sembrano letamai e docce che sembrano Turche sono per lei solo ostacoli minimi. Con una buona dose di sopportazione, ciabatte alte un metro e mezzo e l’equilibrio di Bruce Lee, il tutto non e’ che normale amministrazione. Dormire per terra e’ oramai meglio di un materasso, camminare per ore con dieci chili sulle spalle e quaranta gradi all’ombra niente piu di una piccola passeggiata. Le nottate sui pullmann sono meglio della Disco.
Solo un problema sembra essere insormontabile: Lasciala sola per per trenta seconda e si addormenta !
Nonostante questo piccolo neo merita i miei piu’ grandi complimenti.
Saluti da Esfahan, prossima meta’, forse, Yazd.
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