Se io fossi

se io fossi un animale sarei sicuramente una formica. Una formica classica come quella della fiaba, quella che lavora e si lagna degli altri che non fanno nulla e poi però d’inverno si fa carico della cicala. Non è la cicala ad aver bisogno della formica, ma il contrario.

Se non ci fossero formiche la cicala morirebbe e si estinguerebbe. Ma se non ci fossero cicale? Se non ci fossero cicale la formica si annoierebbe nel tepore della sua tana e sceglierebbe un altro perdi giorno da criticare e di cui poi farsi carico. Questa si che è una necessità! tanto da trovare chi la soddisfi pur anche rinunciando alla tradizione e alla via consciuta. Tanto che un giorno la formica si porta a casa un maggiolone bello grosso e questo dopo averla affabulata per un po’, se la mangia e grazie alle sue provviste sverna e sopravvive ad una nuova stagione. Quel che si dice:” far di necessità virtù!”

“l’ultima volta che ho sbattuto la testa ho perso il 70%della mia coscienza”

Radiogiornale:la Dr, celebre coraggioso marchio automobilistico bla bla bla, il credito non sarà concesso…
“perché la banca dovrebbe dargli tanti soldi con tutti i debiti che già hanno?Ma questi hanno sbattuto la testa!”
“l’ultima volta che ho sbattuto la testa ho perso il 70%della mia coscienza”
“secondo me hai beccato uno zombie che prima ti annoia e poi ti succhia il cervello”
Guido e mentre sbircio i due piccoletti dallo specchietto retrovisore penso che  il  loro è il dialogo + sensato della settimana. Vado fiera di essere sopravvissuta  agli ultimi 7 giorni senza aver perso “il settanta % della coscienza”
Ieri mattina mentre accompagnavo mio figlio a scuola, sono sempre esageratamente di corsa la mattina, uno davanti a me andava lentissimo, la stradina di campagna non lascia agio a grandi manovre.Quindi mi ero rassegnata a starmene al seguito quando, la macchina davanti accosta a destra. Non la conosco è una vecchia utilitaria dal colore indefinito, però carino che mi fa passare!. Mentre gli sono di fianco ritorna bruscamente a sinistra inchiodo e quasi finisco nel fosso. Mi riposiziono dietro e lui accellera, sono spiazzata, ma la mattina le cose si fanno in automatico, come quando vai all’autolavaggio infili il gettone e aspiri i tappettini con l’angoscia che la macchina si fermi e tu, senza più gettoni ti ritrovi a metà dell’opera. Quindi anch’io accelero, allora quello davanti inchioda e poi accelera di nuovo, qui capisco che c’è qualcosa che non va, la cosa si ripete un paio di volte, poi frena definitivamente, scende dalla macchina e si avvicina sbraitante e con tono minaccioso.
Guardo mio figlio di 10 anni sul sedile accanto e automaticamente schiaccio il pulsante bloccaportiere. Lui, un signore che ha l’aspetto di uno che si è appena svegliato e ha rotto la macchinetta del caffè, da fuori, agita le mani e bofonchia qualcosa gridando: ” datti una calmata”, allora esibisco il cellulare e gli grido attraverso il finestrino , non chiuso, di +, che sto chiamando la polizia. Si agita ancora qualche momento dice cose che non ascolto perchè la polizia ha risposto e alla mia concitata richiesta di aiuto uno mi sta dicendo, in tono non moto diverso dall’energumeno li fuori “stia calma e chiami i carrabbinieri di zona”
“scusi io sono su una strada di campagna da sola in macchina con mio figlio di 10 anni, le dico che c’è un malintenzionato che mi sta aggredendo e lei mi dice di chiamare i carabinieri..?” dopo qualche secondo di botta e mala risposta decido di attaccare. A questo punto il tizio la fuori, che grazie a Dio non può sentire ciò che dico,  decide che non ne vale la pena, risale in macchina e se ne va.  Mio figlio mi guarda con occhi + grandi della faccia e mi dice “che fai non li chiami i carabinieri?”
Ci penso un attimo e decido che 10 anni sono troppo pochi per perdere la fiducia negli strumenti della democrazia. Quindi chiamo i carabinieri con tono + pacato, ormai il pericolo è svanito. Racconto l’accaduto.  La risposta è da manuale eppure in quel momento li sento amici, almeno non inveiscono, non mi danno della pazza, non mi dicono di chiamare qualcun’altro. Mi dicono “si segni il numero di targa, se le ri-capita può sporgere denuncia”.
Mio figlio mi guarda ed è solo per lui che rispondo in tono affabile, “guardi la targa se la segni lei, non è detto che se questo signore è male intenzionato, lo sia x forza solo con me, almeno se capita a qualcun altro che ve lo segnala avete già un precedente”. Forse l’ho convinto, si fa ripetere il numero di targa, mi fa qualche domanda aggiuntiva, tipo : “lo conosce?” la risposta è ovviamente no, “quanti anni aveva?” vorrei dire: scusi ho dimenticato di chiedere, ma sempre per amore di mio figlio rispondo disciplinatamente” 30/40…”
Tutto il giorno mio figlio deve aver parlato dell’accaduto, l’ho fatto anch’io con chi mi ha chiamato o ha avuto la sfortuna di incontrarmi poco dopo l’accaduto. La sera per me l’episodio è dimenticato, ma mio figlio al ritorno da scuola mi chiede “ma i carabinieri ti hanno richiamato per sentire se tutto andava bene?
“I carabinieri non richiamano”, gli rispondo, come se quello che dico avesse un senso “sei tu che devi richiamare loro”
Scusa ma se quello lo rincontravi e ti picchiava?
“Non preoccuparti, mamma uno come quello se lo fuma”, gli dico accarezzandogli la testa, “abbiamo chiamato i carabinieri casomai capitasse  a qualcun’altro”.
Però non posso fare a meno di pensare che quando siamo piccoli abbiamo idee molto chiare…poi cresciamo e qualcosa di incomprensibile prima ci annioa e poi ci succhia il cervello…forse perdiamo anche + del 70% della nostra coscienza e di solito,  senza mai aver nemmeno sbattuto la testa.