linz

Di recente, in un libro, leggo un passaggio che allude ad una pratica esoterica esercitata al forno:” Uccidi il vivo per resuscitare il morto”. Pratica che io esercito nella vita di tutti i giorni quando faccio domande, sarà per questo che (come mi hanno detto di recente a Linz) le mie domande sono così scomode?

Godetevi le foto:
gialal ad-din rumi nacque in persia nel 1207 e morì in turchia nel 1273, maggiore poeta mistico della letteratura mondiale

qui una poesia che mi è piaciuta fra le tante per voi del gruppo di linz (Simona)

EVOLUZIONE

ogni forma che che vedi ha il suo tipo supremo nell’oltrespazio:
se la forma scompare, non temere: la sua radice è eterna.

Ogni immagine che vedi, ogni discorso che ascolti
non penarti quando scompare, che’ questo non è vero.

Poiché eterna è la fonte, i suoi rami scorrono sempre,
e poi che ambedue mai cessano, inutile è il lamento.

Considera l’anima come fontana e le opere come rivoli:
finché la fonte dura ne scorrono freschi i ruscelli.

Via dal cervello il dolore, e di quest’acqua pur bevi;
non temere che si secchi, è acqua senza sponde!

Da quando tu venisti in questo mondo d’esseri
davanti ti fu messa, per salvarti una scala.

Fosti dapprima sasso, poi divenisti pianta
e ancora poi animale: come ciò t’è nascosto?

Poi divenisti uomo con scienza, mente e fede:
guarda come ora è un Tutto quel corpo, già parte di terra!

E, trascorso, oltre l’uomo, diverrai angelo certo
oltre questa terra, dopo: il tuo luogo è nei cieli.

E passa ancora oltre l’Angelo e in quel Mare ti immergi:
così tu goccia, sarai mare immenso e oceano.

Smetti di parlare di Figlio, di’ col cuore uno.
Se il tuo corpo è vecchio, a che temere, se l’anima è giovane?

sono andata in un blog e ho trovato commenti di sicialiani sui sufi, imperdibile questo:

A mia fragamende lo desviscio ma pare popprie nu frocio turgo colla gonna rotelante como lallama rodande de mezzinga, lu cattone nimato ciapanese. ma nu sa zarvecognine sti dervisciati da anna ngiro colla gonna comme a froci?
Postato lunedì, 30 aprile 2007 alle 6:59 pm da ORONZO LAMERDUTA

Il divenire non ha presente ma speranza

Il tempo è un illusione, molti di noi vivono affacciati sul futuro dimentichi del presente sul quale appoggia la finestra,ma cosa sarebbe il presente se non guardassimo continuamente oltre? Cosa sarebbe la realtà dell’ora e adesso se non fossimo continuamente in attesa di ciò che ancora non è?
Questo pensiero mi frulla in testa, mentre visualizzo un enorme mostro nero e felino nello specchietto retrovisore della mia auto e il cuore, la pancia e il cervello fanno un enorme balzo avanti nel tentativo di sfuggire alle sue fauci.
c’è in quella corsa un possibilità  per l’uno o l’altro di noi due, di perseguire e giungere a concretizzare la nostra speranza.
Come sempre nella vita, non si tratta di un enorme differenza, basta quel piccolo insignificante incremento nelle diverse accelerazioni, per portare me o la bestia ad incontrare un favorevole o sfavorevole destino. Ma dopo? Voglio dire, qualsiasi sia lo scenario che si concretizzerà nell’immediato futuro, come prevedere ciò che seguirà? Se dovessi sfuggire a questo mostro potrei magari compiere atroci delitti, anche involontariamente e così la bestia, terminando la mia corsa verso il futuro, risparmierebbe agli altri un infausto finale. Si tratta solo di un iperbole, per altro difensiva, che mi mette al riparo dal rimanerci troppo male quando sentirò il mio omero destro scricchiolare e cedere, sotto i denti giallastri e acuminati dell’animale salivato che mi insegue senza apparente stanchezza.
La mia mente annaspa alla ricerca di un’idea, si affaccia e si sporge dalla finestra, cerca di toccare il futuro senza togliere piede dal davanzale, ma la presa è incerta e l’equilibrio vacilla.
la strada e dritta, larga e senza incroci o svolte che possano invitarmi ad una navigazione creativa, il mio piede sfonda la tavoletta dell’acceleratore e non c’è modo di mettere un razzo nel culo a questo cavallo di metallo, che non si scompone ne si strugge, semplicemente corre. Ed ecco che la mia mente calcola le differenti accelerazioni, le differenti dinamiche di impatto, la probabile diversa prestazione dei due corpi, uno metallico e l’altro organico e dalla mente l’azione passa all’arto e nell’impossibilità di fuga il piede si alza dall’acceleratore. La bestia guadagna terreno senza risparmiare la falcata, tutta proiettata verso il futuro oramai quasi presente di un nemico annientato, di una preda raggiunta. In quel momento mi stupisce che nello specchietto retrovisore tutto sembri + lontano e remoto, ma non lo è, perché dal finestrino abbassato posso ormai sentire distintamente il rumore prodotto dal suo corpo in corsa e dalla sua bocca in acclamazione di vittoria. Schiaccio il pulsante, il vetro sale e poi penso: ” il futuro è adesso” e mentre la mia mano impugna la leva del freno il piede affonda sul pedale.
I pneumatici stridono, la carrozzeri sbanda e poi l’impatto è intenso e prolungato ma elastico, non so quali leggi dinamiche fanno si che la bestia, oltre ad accasciarsi completamente annichilita, mi dia come un rinculo in avanti; pronta, come solo l’istinto di sopravvivenza può farmi essere pronta, schiaccio dinuovo il pedale dell’acceleratore e finalmente la bestia diventa sempre + piccola nello specchietto retrovisore. Non sento nulla, rumore, dolore, paura, solo la condizione precaria  di un oggetto che ha perso le sue doti naturali di equilibrio, forma e movimento, trema e sobbalza e io con lui. Sono nuovamente e interamnete sul davanzale, e tutto trema e vacilla ma non oso sporgermi, non voglio vedere, per il momento spero che questa finestra resista alla scossa di terremoto, che l’archetto non ceda, che il davanzale non si incrini. Ho gli occhi spalancati ma cechi e vivo, vivo si, per ora.

privata o pubblica l’acqua un bene prezioso

In prossimità del referendum forse è bene ascoltare esperienze di prima mano

un amica mi scrive:

“allora ho chiamato sergio, il papà di giada che lavora all’acqua potabile da trent’anni

lui dice che non capisce perché un milanese dovrebbe votare no, nel senso che il servizio dell’acqua a milano è sempre stato efficientissimo anche da quando è in mano in parte alla metropolitana milanese.

1. il paese è altamente corrotto e abbiamo oramai infiltrazioni camorristiche anche al nord. La privatizzazione essendo che noi NON siamo un paese virtuoso consentirebbe a merde umane (vedi giro di affari intorno al pattume) di mettere le mani su un bene collettivo.

anche una gestione con controllo del pubblico non ci garantisce perché elenco di amministratori collusi ne abbiamo a raffica (vedi scotti che ha appena corrotto funzionari pubblici per intascarsi u7 MILIONI DI EURO della comunità europea e riempire il cielo di pavia di tossine bruciando sostanze pesanti). Se il pubblico agisce male abbiamo sempre lo strumento di mandarli via con il voto, se hai un’amministratore delegato di un’azienda privata che gestisce l’acqua te lo tieni almeno per 25 anni (i contratti hanno queste durate) NESSUNO LO MANDA VIA.

In sostanza se il pubblico controllasse veramente perché no, il fatto è che il privato frega e il pubblico non controlla.

2. ci sono tre casi italiani di gestione privata di cui uno in Lazio. L’acqua non è migliorata, la bolletta è aumentata e la differenza se la mettono in tasca i privati e sicuramente non spendono soldi per mettere in ordine il sistema idrico che in Italia pare sia veramente obsoleto (come tutto oramai). Inoltre in Italia vedi tv si passa sempre non a vera libera concorrenza ma al massimo a duopoli (rai/mediaset) anche perché le multimazionali interessate al business dell’acqua pare siano 2/3 al massimo. Una francese la suez, per tutte. Quindi dopo il settore alimentare i francesi si prenderebbero pure l’acqua italiana. Peraltro è decenni che le multinazionali cercano di appropriarsi dei bacini idrici boliviani, non credo per il bene dell’umanità.

3. Parigi, Valencia dopo 25 anni di privati nell’acqua stanno tornando al pubblico perché non funzionava la gestione privata, quindi forse bisognerebbe vedere cosa succede nella vicina europa. questa legge intende appaltare il 40 per cento delle risorse idriche italiane. Il paese è troppo corrotto per permettersi una cosa del genere e non curare un bene della collettività, così prezioso, dato che è previsto che le guerre del prossimo secolo saranno per l’approvvigionamento idrico.

questo quanto”