Archivi categoria: alternatively

Pensieri neri di luce

Forse se n’è sempre parlato o forse no, attualità o storia, è una sensazione: scegliamo di diventare umani o ci estingueremo!
Davanti a una scelta, con troppe opzioni o con nessuna, cerco ispirazione. Quando faccio progressi mi congratulo con le mie intuizioni, quando non riesco a comunicare con chiarezza, temo e mi spavento davanti al percorso già intrapreso. Non c’è stabilità, non c’è centro di gravità permanente?
Come su una giostra che impazza, lo so che è solo una giostra, che ha una sua dinamica con un architettura costruita per dare la sensazione di instabilità, ma che al centro è tutto previsto e totalmente rutinario.Però nel moto della giostra mi sento periferica, instabile, precaria;incapace di dosare le emozioni,positive e negative.

Penso alla periferia di questa giostra dove mi trovo, come a un posto molto in alto o molto in basso

Quando si è molto in alto o molto in basso tutta la massa diventa distante, irraggiungibile eppure incombente, gravosa. Quando si è molto in alto o molto in basso l’ascolto diventa sopravvivenza.

La giostra non mi da la possibilità di rilevare quando e quanto sono in alto o in basso. Ne accuso la forza, cavalco onde centripete e centrifughe, per non mollare, per esserci. All’improvvisoun oceano disilenzio” ascolto per afferrare se è vero che bisogna resistere o non sarebbe invece l’ora di mollare…

Il divenire non ha presente ma speranza

Il tempo è un illusione, molti di noi vivono affacciati sul futuro dimentichi del presente sul quale appoggia la finestra,ma cosa sarebbe il presente se non guardassimo continuamente oltre? Cosa sarebbe la realtà dell’ora e adesso se non fossimo continuamente in attesa di ciò che ancora non è?
Questo pensiero mi frulla in testa, mentre visualizzo un enorme mostro nero e felino nello specchietto retrovisore della mia auto e il cuore, la pancia e il cervello fanno un enorme balzo avanti nel tentativo di sfuggire alle sue fauci.
c’è in quella corsa un possibilità  per l’uno o l’altro di noi due, di perseguire e giungere a concretizzare la nostra speranza.
Come sempre nella vita, non si tratta di un enorme differenza, basta quel piccolo insignificante incremento nelle diverse accelerazioni, per portare me o la bestia ad incontrare un favorevole o sfavorevole destino. Ma dopo? Voglio dire, qualsiasi sia lo scenario che si concretizzerà nell’immediato futuro, come prevedere ciò che seguirà? Se dovessi sfuggire a questo mostro potrei magari compiere atroci delitti, anche involontariamente e così la bestia, terminando la mia corsa verso il futuro, risparmierebbe agli altri un infausto finale. Si tratta solo di un iperbole, per altro difensiva, che mi mette al riparo dal rimanerci troppo male quando sentirò il mio omero destro scricchiolare e cedere, sotto i denti giallastri e acuminati dell’animale salivato che mi insegue senza apparente stanchezza.
La mia mente annaspa alla ricerca di un’idea, si affaccia e si sporge dalla finestra, cerca di toccare il futuro senza togliere piede dal davanzale, ma la presa è incerta e l’equilibrio vacilla.
la strada e dritta, larga e senza incroci o svolte che possano invitarmi ad una navigazione creativa, il mio piede sfonda la tavoletta dell’acceleratore e non c’è modo di mettere un razzo nel culo a questo cavallo di metallo, che non si scompone ne si strugge, semplicemente corre. Ed ecco che la mia mente calcola le differenti accelerazioni, le differenti dinamiche di impatto, la probabile diversa prestazione dei due corpi, uno metallico e l’altro organico e dalla mente l’azione passa all’arto e nell’impossibilità di fuga il piede si alza dall’acceleratore. La bestia guadagna terreno senza risparmiare la falcata, tutta proiettata verso il futuro oramai quasi presente di un nemico annientato, di una preda raggiunta. In quel momento mi stupisce che nello specchietto retrovisore tutto sembri + lontano e remoto, ma non lo è, perché dal finestrino abbassato posso ormai sentire distintamente il rumore prodotto dal suo corpo in corsa e dalla sua bocca in acclamazione di vittoria. Schiaccio il pulsante, il vetro sale e poi penso: ” il futuro è adesso” e mentre la mia mano impugna la leva del freno il piede affonda sul pedale.
I pneumatici stridono, la carrozzeri sbanda e poi l’impatto è intenso e prolungato ma elastico, non so quali leggi dinamiche fanno si che la bestia, oltre ad accasciarsi completamente annichilita, mi dia come un rinculo in avanti; pronta, come solo l’istinto di sopravvivenza può farmi essere pronta, schiaccio dinuovo il pedale dell’acceleratore e finalmente la bestia diventa sempre + piccola nello specchietto retrovisore. Non sento nulla, rumore, dolore, paura, solo la condizione precaria  di un oggetto che ha perso le sue doti naturali di equilibrio, forma e movimento, trema e sobbalza e io con lui. Sono nuovamente e interamnete sul davanzale, e tutto trema e vacilla ma non oso sporgermi, non voglio vedere, per il momento spero che questa finestra resista alla scossa di terremoto, che l’archetto non ceda, che il davanzale non si incrini. Ho gli occhi spalancati ma cechi e vivo, vivo si, per ora.

Acqua, referendum&bufale

Dal titolo sembrerebbe l’ennesima catena di pizzerie e un po’ lo è, la solita pizza farcita dei condimenti + pittoreschi e gustosi, ma questa pizza, viene servita direttamente a casa via mail o puoi consumarla nei vari blog+ o – autorevoli o autoritari, digitando su google le parole “Sono una ricercatrice, mi  occupo di diritto ambientale” o anche semplicemente :Referendum acqua
In merito alla mail che ha fatto + volte il giro del paese, che ci implora di fare proselitismo a proposito di una presunta circolare interna all’emittente nazionale,e che personalmente ho ricevuto da una decina di mittenti diversi, ho chiesto direttamente ad alcuni colleghi interni alla Rai, pubblico, in basso, una delle risposte.
Qusto link invce è alla pagina della ricercatrice in questione che ribadisce quanto detto dal collega RAI
Mi sembra importante aggiungere che questa mail/catena, ottiene un unico risultato: concentrare molta attenzione su un ipotetico e non ben identificato cattivo, distraendo l’attenzione dalla vera informazione ossia:
Per cosa realmente siamo chiamati a votare lunedì? E rispetto alla prima chiamata al referendum?
Ancora non sembra ci sia una risposta chiara e definitiva, riguardo a giugno, che spetterà alla cassazione.
Se qualcuno dei destinatari è meglio informato in merito mi auguro di ricevere news.
Tra le varie cose lette a questo proposito, linko un articolo di “repertorio” sull”argomento referendum che mi è sembrato interessante
Oggetto: Re: I: Importante passaparola!

Data: 11 maggio 2011 18.04.33 GMT+02.00

Scusa se ti rispondo solo ora, ma ho preferito prima documentarmi. Trattasi di bufala, nel senso che un mio collega dell’Esecutivo Usigrai ha contattato direttamente l’autrice della mail. A quanto pare dice di essere stata strumentalizzata e che sono state fatte delle aggiunte alla sua mail.
Dunque, la circolare aziendale non esiste, mentre c’è un regolamento approvato (a fatica dalla commissione di vigilanza) che stabilisce le modalità dell’informazione. Detto questo però c’è da supporre che soprattutto i tg più vicini al presidente del Consiglio, non avendo alcun interesse a parlare di referendum, limiteranno l’informazione sui quesiti anche dopo la tornata amministrativa. Però non c’è alcun divieto.
A presto
Marzio

Se non a San Valentino QUANDO?

Oggi, giorno di San Valentino, mi piacerebbe ricevere messagini anonimi, complimenti arditi, inviti a cena, mazzi di fiori e cioccolatini.

Si, piacerebbe, sono sicura, a un sacco di altra gente di mia conoscenza. Non solo a quelle femmine che hanno perso la speranza, ma anche a quelle che ancora ci credono

Se succedesse vorrebbe dire CHE ABBIAMO LE IDEE CHIARE.

Forse alla ricerca di qulache cartolina digitale, magari impiglita nelle maglie binarie del mio complicato sistema sociomediatico, ho spulciato tutti i blog, i social e gli account di posta di cui sono attrezzata.

Ad ogni clic mi è spuntato fuori un messaggio di solidarietà in keynote, pezzi del video relativi alla grande manifestazione di piazza di ieri e glaciali commenti a proposito di quanto commerciale, stupido e consumistico sia festeggiare il giorno degli innamorati. Sono a pezzi!

Io, non c’ero ieri in piazza, ero in Svizzera, stavo aiutando una amica che lavora per un emittente RAI a realizzare uno dei molti “tre minuti su” che affollano i palinsesti del nostro caminetto mediatico tricolore.

Com’è ovvio per una donna di mezza età, “…madre studentessa, precaria, giornalista, casalinga…” così ben evocato da Isabella Ragonese sul palco rosa della piazza romana, mi sono sentita immediatamente in colpa per non aver, nemmeno pensato, di “prendere tempo e poi prendere la borsa e uscire” x dimostrare anche io, essere solidale anche io, autorappresentarmi e promuovermi anche io…ma è stato un attimo, solo un attimo, perchè poi sono echeggiate le parole della sindacalista Susanna Camusso:

“…vorrei che quando si dice sesso  si parlasse di una relazione tra pari e non di un incarico politico…” che detto da lei deve aver evocato un bel po di sorrisi tra quelli che ebbe compagni del”età + bella.

Si, forse blasfema e volgare, ma ho riso e mi è passata, e ho riso ancor di + quando ho sentito Lunetta Savino recitare i monologhi della vagina “la vagina ha bisogno di confort” si perché è proprio vero che ne avrebbe bisogno (io per esempio inviterei tutti i maschietti a darsi da far con i SANVALENTINO di carta, digitali, profumati o cioccolatosi, festggiare fa bene, corteggiare meglio) ma mentre qui si evocano i dinosauri, da Anna Magnani a Eva Ensler, sempre nello stesso modo, con le stesse modalità della piazza , come giustamente o ingiustamente, scrive il nostro Beppe Severgnini dalle pagine del Corriere della Sera di oggi, insomma, mentre qui si discute di tutte le bambole del presidente, è possibile che salti il tappo in  tutta l’area mediorientale: a Teheran scendono in piazza incitando “death to dictators”.

Ho come la sensazione che siamo tutti nella stessa MARCIA ma sappiamo dove stiamo andando?

Condivido con Serena Dandini che “le manifestazioni di piazza non risolvono i problemi, a questo deve pensare la politica”. Credo anche che il grande coinvolgimento di piazza ci racconti che siamo tutti un po’ alla ricerca di qualcosa, qualcuno, che faccia la prima mossa verso un camabiamento, che non sappiamo esattamente come o dove, ma siamo pronti a spalleggiare chi si muove, ha idee, progetti, visioni.

Muovo una critica a queste donne, sorelle così piene di energia: Per fare qualcosa di diverso bisogna prima copiare e poi distaccarsi, copiare è un ottimo metodo x imparare a conoscere, però copiare se stesse mi sembra un po’ oltre. Non vedo provocazioni, non vedo sfide, non vedo quella potenza di rottura che può spiazzare e destrutturare lo stato attuale dei giochi.

Ma perché nessuna delle signore attrici, avvocati o socialmente impegnte hanno sfidato Silvio Berlusconi sul suo territorio?

Perchè non hanno proposto di essere invitate a cena, in prima serata, su una delle sue emittenti, avrebbero potuto fare domande e lui cercare di sedurle, sedarle e ricondurle alla femminilità…x innaugurare Un Reality, magari ” il + grande spettacolo dopo il big bang”…se non a San Valentimo QUANDO?

Il corpo e l abito

Era sera e nel buio del mio salotto guardavo quasi distratta un film di Totò .
Nel ruolo dello scrivano ambulante, si lamentava del fatto che la gente avesse imparato a scrivere.
Con il telecomando in mano mi colpisce che non molto tempo fa la gente facesse zapping, sottolineando con questo vocabolo creativo l uso meno volgare e passivo del elettrodomestico. All’epoca nel web che era Internet , si surfava, ed era in auge tra gli ” intellettuali” , un contenitore televisivo molto psichedelico di nome Blob.
Quella mattina ero andata in cartoleria per comprare alcuni testi scolastici x il mio secondogenito ed ero rimasta sorpresa dal continuo tramestio di extracomunitari, una volta si chiamavano così ora forse sarebbe + corretto chiamarli diversamente comunitari, che entravano a chiedere quanto costasse redigere un cv europeo.
“che cos’è ” mi aveva chiesto mio figlio, indicando la copertina di un libro sul bancone
“geroglifici” ho risposto quasi in automatico
“si ma come si leggono le lettere?”
Non sono lettere, sono icone
Mi guarda senza chiedere
Sai se tu vedi un teschio su di una porta di ferro è come se leggessi pericolo di morte, gli egizi usavano icone invece di lettere.
Riflettendoci siamo tornati al geroglifico, guarda quanto hanno fatto presa gli smile, che dire dei menù di strumenti come l Iphone.
La digitalizzazione, quasi viene da riflettere sul fatto che quella scrittura fosse quanto rimaneva su pietra di sistemi assai più evoluti, magari console di comando di navi stellari.
Forse non abbiamo mai viaggiato fisicamente, siamo sempre rimasti qui con il corpo, perché il corpo non é adatto a viaggiare distanze incomprensibili.
Forse il corpo é solo un abito, la morte ci spoglia dell’abito, e se siamo capaci di rimanere con il nostro spirito cominciamo davvero a viaggiare. Forse gli egiziani conservavano il corpo convinti che prima o poi tornasse utile, avevano riposto la fede nel vaso errato.
Questo pensiero mi fa capire quanto uno possa essere seduto sul secchio d’oro all’inizio dell’arcobaleno e non rendersi conto di esserci.
Oggi ho imparato che per proseguire verso, occorre una certa capacità di scegliere pur nel inconsapevolezza e la scelta riguarda tanto il cammino quanto il maestro.

Ape impegnata non ha tempo per dolersi

Il Quarto Stato
MAC MILANO

Un edificio di questo tipo da il meglio di se verso l’esterno, è pensato per comunicare come un speaker sul podio. Molti hanno avuto occasione di visitarlo in questi giorni, ad ultimato restauro, ora che ospita formalmente il Museo del Novecento

I commenti non sono stati molto incoraggianti, trà i pù positivi: “almeno adesso ce ne abbiamo uno” riferito al fatto di avere finalmente, anche noi cittadini milanesi, un museo di arte moderna. Altri lamentavano l’assenza di opere fondamentali ad esporre esaustivamente il novecento lombardo. Altri, l’assenza di spazi congrui e necessari ad apprezzare opere imponenti quali Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo e buona parte delle sculture.

Quello che è parso sfuggire ai + è proprio la struttura, l’arringatore ha riempito il suo ventre di arte!

Forse dalla terrazza si potrà ammirare l’arte contemporanea, creando un filo d’oro tra ieri, oggi, domani…

Forse da quella terrazza arringheranno i gestori di questa nostra città cercando di ottenere in cambio di questo tanto discusso spazio dedicato all’arte, un po di spazio nelle future campagne elettorali.

Forse la terrazza rimarrà chiusa e solitaria perché la comunicazione di massa oggi non è più fisica ma affidata al cablaggio e all’etere, spine dorsali dei nuovi e vecchi media.

Alla fine degli anni 70, su quella terrazza, gli adolescenti andavano a fumarsi una sigaretta e, al riparo degli occhi indiscreti, ne approfittavano per scambiarsi ardite effusioni. Dentro, polverose stanze, sede dell’ufficio del turismo.

Leggo e riporto testualmente lo scopo di questo spazio dedicato come nelle intenzioni degli organizzatori:

« Diffondere la conoscenza dell’arte del Novecento per generare pluralità di visioni e capacità critica  »

ma c’è dell’altro; prossimamente avremo un altro spazio dedicato all’arte, all’arte contemporanea , all’interno un complesso termale, sul tetto un giardino pensile.

“Il progetto – ha dichiarato, infatti, l’assessore Sgarbi intervenuto alla presentazione – è innovativo e si inserisce in un filone di musei che sono monumenti essi stessi prima che contenitori di opere, come il Guggenheim di New York, quello di Bilbao e il Beaubourg di Parigi: luoghi in cui l’architetto diventa garante per l’arte contemporanea essendo lui stesso un artista contemporaneo”.

Il costo dell’operazione è stimato intorno ai 40 milioni di euro.

Per qualche strano motivo mi coglie come come un grano di sale in una bibita dolce la parola “garante” e scivolandomi sulla lingua ci gioco e mi chiedo quali debbano essere le credenziali e le qualità di un garante, ma è solo un attimo, poi torno a fare l’ape impegnata e immagino con piacere un momento di relax termale tra un opera garantita e una passeggiata su un tetto verde.


Maipagura

E’ un esortazione a farsi coraggio, detto in modalità pavese. Oggi ne avevo proprio bisogno, e si, ce ne vorrebbero di+ di posti così, dove passa la paura di quello che si è fatto, detto, lasciato, cominciato.

Mi sono seduta e subito è arrivato Luca, “vuoi mangiare, sei sola?”

fa piacere essere accolti con un sorriso “no siamo in due e si vogliamo mangiare” Oggi, lo faccio raramente, ho scelto il tavolino da tre. Di solito mi siedo nell’angolo a destra del grande tavolo condiviso davanti al bancone, ma oggi, il posto era occupato e forse, anche io avevo bisogno un po’ di stare x i fatti miei (io sono nata il 30 di aprile e questo fa di me un toro. )

In un  bar uno va per consumare, ma anche per incontrare, per non sentirsi solo, per condividere. Sarebbe lo stesso a casa di un amico? Teoricamente sarebbe meglio, ma l’amico non sempre è pronto ad accoglierti, se poi è qualcosa + di un amico le cose si complicano un tantillo.

Allora meglio un bar, dove la condivisione, anche grazie ai grandi sorrisi di Luca e Giovanni fa parte dell’offerta, in qualche modo, anche se non ha prezzo, sta nel menù.

Oggi mi mangio un piatto, non ho voglia del panino veloce e qui ne fanno di buonissimi voglio coccolarmi un po’ ho indugiato sin troppo nel maltrattarmi, forse avrò fatto bene , anzi indubbiamente, lo so sono patetica!

Arriva Simona con una rosa, si perché oggi le rose te le regalano le amiche, a ballare, ti invitano le amiche, gli uomini vogliono tutti essere anticonvenzionali. Che orrore! Ma come faranno quelli che vengono dopo di noi? Passeranno la vita in un bar eterno, torneranno alla casa degli uomini? Come è tradizione in alcune popolazioni indigene?

Se c’è una cosa che ho imparato è che le donne si truccano e si acchittano, in qualche modo mentono sulle qualità del proprio corpo, gli uomini invece si stravolgono completamente: diffidate di quelli che parlano fitto fitto al primo appuntamento, facilmente hanno esaurito tutto quello che avevano voglia di dirvi.
Voglio dare un consiglio, magari a me stessa, la prossima volta che ti capita di trovarti in una situazione, diciamo non esattamente comoda, fai come fanno tutti gli altri, stai zitta e fatti i fatti tuoi, così potrai fare come meglio credi senza dichiarare inutili palle in buca. che poi queste palle si sgonfiano e ci ritroviamo come al solito poi