la rabbia è quella di una attimo che passa, di quando sbatti il mignolo contro l’angolo del tavolo al risveglio di una notte in cui hai dormito poco.
No, questa non è rabbia. Non voglio dire magari lo fosse, perché non potrei mai pensarla così, ma se fosse rabbia sarebbe di tutt’altro spessore e con diversissime, se mai ce ne fossero, conseguenze
No, è una sorta di dolore scarno come quando non è colpa di nessuno che conosci ma la guerra ha distrutto il tuo paese o l’uragano ha spazzato la tua casa.
Puoi decidere di sederti e aspettare che tocchi anche a te, oppure scorciarti le maniche e vendere cara la pelle, ma in entrambi i casi avrai fatto anche non facendo e sarai convinto che il mondo dipenda dall’azione, illusione che non ho + o sempre meno. Con disgusto mi trovo a emettere giudizi su persone di cui non so nulla o anche se so, mi rendo conto che sono giudizi che vogliono rassicurarmi, che non mi fanno pensare ai miei di sbagli. Sempre + spesso mi ritrovo a confrontarmi con situazioni che sembrano piovute dal celo per mettermi alla prova. Per sbattermi in faccia i miei giudizi pigri e lagnosi.
Fino a ieri, provavo una sorta di paura immediata, come una scossa elettrica, poi l’adrenalina mi aiutava, tagliando un pezzo qua, amputando un altro la…Oggi le cose che accadono erano nell’aria da un po’, le ho sentite arrivare e + di una volta, come rossella ohara ho pensato “domani”. C’è sempre qualcosa che avresti potuto fare prima o meglio, quindi non è di questo che mi rammarico. ho fatto quanto e come ho potuto, questa è sempre la risposta giusta, a patto che poi non si cominci con il dare la colpa ad altro o ad altri.
Il mondo rotolando viene avanti come dice un autore americano, non lo ferma nessuno. Questo si, ma siamo tanti NOI a far il mondo quindi io parto da me, non da noi.
Mi metto al riparo dal mondo esterno, per quello che posso, per quanto posso. Non mi sento offesa e ferita, ne abusata.
Sto cercando uno spazio interno dove io faccio la differenza, dove so distinguere il bene dal male, la pigrizia dal riposo, la necessità dalla ruberia, dove non avere pene o paure, come un bambino ancora da nascere, che nel pensiero di chi lo desidera e lo crea è semplice e perfetto.
quanto poco me ne importa di molte cose e questo fa si che le poche in cui credo debbano reggere tutto il peso della voglia di vivere che io ho, dell’energia creativa, che io ho, dell’amore per la condivisione che io ho.
Rimanere attaccata alle parole sempre + vuote, a intenzioni senza azioni, a vuoti troppo pieni ma sempre lamentati . Chi è quel folle che vorrebbe far questo nell’ultimo possibile trentennio della sua vita?
Nemmeno per un attimo mi sono senta fiera di tutto ciò, forse solo un po’ speranzosa di vedere prima o poi, oltre il brutto, oltre la noia, oltre l’indifferenza.
Tutto questo arriva come sempre arrivano le cose importanti, tutto insieme, senza tempo per reagire e reca molto dolore,ma non paura e non siamo tutti qui per assistere al grande spetacolo del Creato?
Condivisione, non deresponsabilizzazione, amore non cioccolatini, amicizia non ritrovi allegri di gente che si sente sola. Ciò che sento essere giusto, non quello che gli altri pensano sia giusto.
Non sono parole di affermazione, semmai di spiegazione; Ho bisogno di aiuto?
Tutti ne abbiamo, se no non saremmo nati a milioni su una palla che gira nel freddo universo. Ma ho bisogno di aiuto vero, quando si può, come si può, senza aspettarsi nulla in cambio, quando lo si ritiene giusto e non quando fa comodo e non quando serve ad alleviare sensi di colpa, paura solitudine, responsabilità… e soprattutto ho bisogno di onestà e rispetto.
Quello che io so di te, quello che tu sai di me, cose che possono piacere o non piacere,che possiamo ritenere giuste o sbagliate, ma questo non ci da diritto di giudicare la persona. Lo dico pensando ai miei lividi giudizi di questi ultimi giorni, su persone e cose.
Si vorrei che tu mi dicessi ciò che pensi, ma non per cortesia, paura ansia…ma solo ciò che pensi. Non ho bisogno di una risposta o di un segnale. Ho bisogno di tutto, ma di verità e credo di aver affinato il gusto, quando sa di altro sto cercando di imparare a tenere la bocca chiusa. Sto cercando di capire chi sono e di riuscire ad essere, sono stanca di semplicemente esistere.
Ho sentito questa poesia alla radio e mi è piaciuta perché parla della nostra inconsapevolezza rispetto alle leggi dell’universo, della nostra ignoranza, e della nostra arroganza. Abbiamo paura del dolore come dell’uomo nero, e l’uomo nero e il dolore li abbiamo creati noi
Il dolore è un postino grigio, silenzioso,
col viso asciutto, gli occhi d’un azzurro chiaro,
dalle sue spalle fragili pende
la borsa, il vestito è scuro e consumato.
Nel suo petto batte un orologio
da pochi soldi; timidamente sguscia
di strada in strada, si stringe ai muri
delle case, sparisce in un portone.
Poi bussa. E ha una lettera per te.
— Attila József