Nel cerchio o forse una spirale

E’ sabato sera, mi stupisce sempre che in una città così piccola ci siano tante persone che non ho mai visto in una sola stanza. La musica che prima accompagnava la conversazione adesso suggerisce di abbandonarla. Lascio il mio interlocutore bruscamente, forse sono scortese ma sento il ritmo e sono troppo vecchia per impiegare il mio tempo in cose che non ho voglia di fare

non sono le note, molte a me sconosciute e non particolarmente il mio genere, è il ritmo dentro di me che esce come un bambino curioso e affascinato dalla luna piena.
E’ un incontro spontaneo come la sabbia e il mare che sono li l’uno per l’altra ma senza intenzione ne coscienza, il desiderio altro che si manifesta nella risacca sulla battigia.

Quando sono dentro di me tutto è sincrono, appena tocco terra avverto l’equilibrio precario della mia velocità rispetto all’ambiente. Non è sgradevole, anzi, eccitante e leggero come lanciarsi dall’altalena e studiare il migliore atterraggio.
Si può anche decidere di muoversi al ritmo della musica, ma possiamo veramente decidere di ballare o è l’unica possibilità?

E’ tardi e molti cominciano a scivolare nei loro cappotti pesanti, per difendersi da quel freddo che deve arrivare, arriverà è certo, lo dicono i giornali, lo ripetono le vetrine dei negozi, ne sono pieni i nostri armadi…

E’ difficile staccarsi da questo cerchio di musica e sudore, sguardi e movimenti, c’è chi infila il soprabito a metà e si concede di esitare con una gamba che dondola appena mentre la sciarpa già pizzica sulla pelle umida. Qualcuno che aveva frettolosamente allacciato l’ultimo bottone della giacca altrettanto velocemente se lo cava di di dosso e ritorna nel cerchio di musica.

Chi mi accompagna guarda l’ora e capisco che anche io devo lasciare il cerchio, però sarei rimasta ancora un po’, avrei proprio voluto vedere la fine di quella spirale, il piede è già fuori e mi chiedo

ESISTE LA FINE DELLA SPIRALE?

Ciò che accade dipende dunque solo da che parte siamo girati a guardare?

Se in questa manifestazione siamo qui x un motivo preciso in un momento preciso, in questo momento io sono qui per te e tu lo sai anche se tu non ci sei mai, ma questo è solo il mio punto di vista.

Piu guardo, leggo, vivo e piu sono stanca. Ci sono in questa vita cose bellissime, ma vorrei che fossero loro a venirmi a cercare, vorrei fossi io a mancar loro, piuttosto che il contrario. Vorrei che queste cose si accorgessero che io non sono + li ad ammirare il sole al tramonto, la linea sottile di sabbia che separa la terra dal mare, la croce arrugginita che fa ombra al sasso bollente, gli occhi tondi e gialli del mio gatto nero…

vorrei che queste cose potessero notare la mai assenza e non le pesone, vorrei che fossero le le cose a piangermi quando non ci sono. Vorrei che il celo si rabbuiasse e il mare si ritirasse offeso per chilometri, vorrei che gli occhi del mio gatto si allungassero e diventassero verdi e obliqui come quelli di tutti gli altri per l’onta ch’ io non li osservi più.

…ma sono stanca e nessuno sembra prenderne nota.

Tu solo ascolta

Quando ti parlo so di rivolgermi ad uno dei tanti te, uno dei tanti che conosco, ma non uno a caso, uno specifico, si proprio tu. Però è come parlarti in un ascensore pieno di persone, devo usare parole in codice, che solo io e te conosciamo e questo, fa drizzare le orecchie a tutti i presenti, sono discorsi strani quelli che facciamo in ascensore, se non conosci i codici puoi farti strane idee.
Ed è esattamente quello che succede quando ti parlo mentre tutti gli altri te ascoltano. Io lo so e anche tu, si prorio tu, quello li in mezzo che mi guarda e mi vede. A te volevo dire che cerco sempre di farmi spazio tra questa folla e quando ci riesco e ti tocco ho un unico desiderio, vorrei che tutii gli altri scendessero alla prima fermata e allora spero che accada qualcosa di terribile, solo noi non avremo paura, solo noi rimarremo a guardarci quando le porte torneranno a chiudersi, indifferenti al piano, al senso e ciò che intorno accade.
Ma desiderare il peggio per accorciare il tempo che ci separa dalla vera natura della cose …
non è certo questo il cammino per divenire il migliore strumento possibile
La forza non è la mia, ma solo un prestito o meglio ancora, soffio sulla sabbia che leggera si alza…solo un granello di polvere io, ma pesante e immoto come macigno quando il soffio ci abbandona.