preghiera di un senza tetto

Nonostante le apparenze sono un ottimista e credo nelle persone e nella forza che c’è dentro di noi (anche dentro di me)
Mi interrogo su cosa mi fa sentire a casa e e mi rispondo che ho bisogno di aiuto perché spesso non lo so.
Sono piccole cose apparentemente irrilevanti, ma solo quando “non rilevate”.

A chi ha colto nella vita la differenza di quell’attimo prima in cui una cosa c’era e quell’attimo dopo in cui non c’è +
A chi ha osservato e rilevato il punto esatto della temperatura a cui un uovo diventa pulcino oppure no
A chi sa che dai dettagli è facile essere colpiti, ma anche annoiati e addirittura infastiditi.

Chiedo se anche a loro come a me basta un dettaglio per sentirsi a casa.
L’inclinazione delle labbra della persona che per prima incontrammo sulla via del ritorno,
il raggio di sole che ci scalda inaspettato quando il freddo ci aveva colto impreparati,
l’odore del caffè che ritroviamo dopo un lungo viaggio.
La disposizione delle parole in una frase: un “e” al posto di un “ma” e un grazie messo alla fine invece che prima di quel ma.

Ma
la natura non è perfetta e l’uomo con lei. Questo lo so, Ma, so che si può far meglio.

Io credo nel viaggio e faccio del “meglio” un mio dettaglio, per rendere quello di tutti (compreso il mio) un momento di accoglienza e comprensione, un infinito momento o infinito sembra a me.

Forse dovrei mettere tutte le mie energie nel trovare la “giusta distanza”. “Ma” , ora lo So, non cerco la distanza, cerco l’armonia e l’armonia sta alla cedevolezza come la resistenza alla distanza.
Si suona tutti insieme e anche i solisti hanno bisogno della giusta composizione di gas e vapori.

Stiamo tornando a casa, mentre accade possiamo accogliere, rispettare, amare e condividere una casa temporanea in attesa di trovare la propria o frse la nostra.

No. Non si può “mollare qualcosa” o così penso io e chiedo attenzione. Perché so che il tener duro, la presa, il piede ficcato nel terreno fino a quando ho fiato è un prezioso dettaglio di questa armonia.
E a chi “sa” chiedo supporto, accoglienza, amore nel rilevare, mattoncini della mia casa in prestito.
La abito accudendo con attenzione, dettaglio e persistenza.

SOLO, per gioco

Sono le 8.34, è tardi! tardi per cosa?
Nella mia time line quotidiana è sempre tardi
Se mi fermo a pensare non so dove corro
Se mi ascolto mi sento in pausa
Un viaggio in cui non si arriva mai da nessuna parte è un viaggio?
le persone scelgono di avere qualcosa da fare perché è un modo per arrivare quando il paesaggio che vedi dal finestrino non ti offre punti di riferimento. Scegliersi un compito, un’attività, una missione,costruire imperi, distruggere sistemi, creare una famiglia, curare l’umanità, contribuire alla giustizia, sfruttare il sistema… tutto per non fare come Ciucchino nella fiaba dell’orco: “siamo arrivati?”
QUINDI FACCIO O NON FACCIO come se mi interessasse ma mi interessa?
A volte è divertente, a volte è triste, a volte è noioso, a volte insopportabile, a volte meraviglioso, ma cerco di ripetermi che quasi sicuramente, non è importante.
le cellule nascono e muoiano a milioni in ogni corpo, ci sono cellule piccole e cellule grandi.Ci sono cellule che servono a me e cellule che servono lo scopo. Se non si stabiliscono le regole da adulti non sappiamo giocare: Io muoio,tu vivi.
Voglio imparare di nuovo a giocare senza regole
per il gusto di giocare
per vedere l’effetto che fa
per ridere, piangere, e vedere l’effetto che fa
per arrivare alla fine e vedere l’effetto che fa
per conoscere ciò che è immaginando…
vengo anch’io?
no tu no!
ma xchè?
xchè no!

Downshifting?!

La vita è un gran rompicapo. Insomma non se lei vive te, ma quando si prova a scendere in campo, a decidere della propria velocità, ad agire per fare una, anche se piccola, differenza, allora è come se la mia potenza di calcolo scalasse la marcia, per affrontare salite e discese con 90% di pendenza.
La paura del dislivello può accendere o congelare e in entrambe i casi è molto difficile passare allo step successivo. Considerare il bilancio danni benefici. Spesso si contano moltissime azioni intraprese e non lontano dallo zero a compimento. O così mi sento in questo periodo. Tempo fa mi era stato intimato di fare meno. Ci ho provato. Ci ho provato come so farlo, cioè togliendo l’aria a quelle attività che richiedevano un azione.
Però nel frattempo le poche attività rimaste hanno preso + spazio e se dovessi giudicare in questo momento tutto quello che era piacere e divertimento non c’è +.
Rimane la percezione di alcuni buoni momenti, ma è scomparsa l’attesa per quel futuro imminente che contiene la promessa di un domani migliore. Domani, che forse non arriva mai ma la cui ipotesi è godibile e immediato piacere. Un piacere ipnotico certo, che non è diverso da quello del criceto sulla ruota, ma innegabilmente un piacere.

Il piacere è quello che ti aiuta a tener botta, quando sei stanco, quando non sai perché, quando ti chiedi cosa ci fai qui.
Tolto il piacere, il cosa ci faccio qui non è più una domanda ma piuttosto un insolente sfottò.
Posso dire che lo faccio per i miei figli e chi potrebbe biasimarmi? No, lo faccio solo perché oramai ci sono stata per mezzo secolo e tanto vale che vedo come va a finire. In verità lo faccio perché è una sorta di resa incondizionata. Forse incondizionata è una parola grossa. Chi si arrende senza trattare? non lo facciamo nemmeno in punto di morte o davanti all’ineluttabile. Anche se abbiamo le labbra serrate e gli occhi chiusi in attesa, non smettiamo di chiedere …fai almeno che…
eppure se avessi adesso tre desideri da esprimere cosa sceglierei?
Forse sceglierei l’amore, quello vero, immutabile, eterno, inestinguibile… ecco poi non è così difficile dissipare tre desideri e ritrovarsi sulla solita giostra sbatacchiata su e giù. E pensare che avrei potuto chiedere di concludere presto il mio viaggio, immensamente ricca e senza dolore!