Da oggi non entra + nessuno; questa è la prima cosa che nasce spontanea, quando ci si sente depredati, abusati, ma anche abusatori e depredatori.
Un bel libro che avevo letto nel mio periodo Sudafricano, parla di una giovane donna bianca, che si era persa nella causa a favore delle altre etnie. Era partita tronfia del suo sapere e delle sue opportunità. Opportunità che aveva la necessità di condividere con gli altri. Gli oppressi i meno fortunati. C’era stato un bel periodo di traguardi e di vittorie con una storia di comunione e comunità, di opportunità che si delineavano. Poi un energia più grande e soprattutto non condizionabile, aveva espresso il suo potere e le fragilità del progetto si erano inchinate alla resa. La donna una volta bellissima e sagace, in poco tempo si riduce ad un ombra abusata nel fisico e con un unico pensiero nella mente, l’umiltà “se vuoi capire devi essere come loro” . Ci sono testi sapienti che raccontano del saggio che è stato polvere, fiore, volatile e poi umano. Trasformazioni che a noi possono sembrare immense e drammatiche, ma che alla natura sembrano quasistatiche, ossia che avvengono sotto l’influenza di forze esterne infinitesimali, in maniera tale che il sistema passa dallo stato i allo stato f per una successione di stati di equilibrio.
Ma quanto piccoli e quanto fragili siamo in quanto sistemi isolati, incapaci di pensare o provare ciò che “prova” un fiore, ma anche il nostro gatto?
Eppure il primo sentimento che mi entra nel momento stesso in cui percepisco tutta mia fragilità alla presenza di un energia + grande di me, è quello di barricare i confini chiudere gli spiragli, isolarmi.
Un istinto così forte e strutturato, tanto da vincere contro menti molto + brillanti della mia, da ridurre alla resa figure e miti noti dai tempi più antichi, deve necessariamente avere un’ origine importante, importante in quanto alla base del sistema, che senza di essa forse non esisterebbe così come noi lo conosciamo.
Da qui mi sorge il dubbio che l’isolamento sia necessario. Soprattutto a coloro che costantemente vengono piegati alla resa da eventi forti e incontrollabili in apparenza, ma in realtà infinitesimali, come una parola che offende, una piccola ingiustizia, un innocente delusione. L’evento scatenante, l’accusa di un nemico o peggio di un amico, il tradimento di un amore, la perdita di chi ti è caro sono in realtà sopravvalutati, la misura era già colma. Se anche hai la forza di opporti tutto riprende da capo, i medesimi lestrigoni ti troveranno e nuovamente avrai perso.
Le microenergie dentro di noi, come levatura di pasta madre, agiscono piano e inesorabili e a costo della nostra stessa vita ci portano la dove è scritto che dovremmo essere.
Come in ogni storia di abuso a un certo punto il cattivo ti dice “lo puoi capire con le buone o con le cattive” è allora che la vittima sa se ne ha avuto abbastanza e se così è, cede.
Non è libero arbitrio, perché senza averne avuto abbastanza non avrebbe mai deciso di capitolare. non siamo poi tanto diversi dal topo al quale si inietta un eccipiente allo scopo di comprendere quali dei due tra l’eccipiente e il topo si dimostrerà + forte. Quel topo che avrà dato la sua vita in cambio di una misurazione è la vittima, ma il momento della resa l’avranno deciso fattori che avevano una loro consistenza prima che quel topo e molti prima di lui vedessero la luce di questo pianeta.
Come diceva Totò ma siamo uomini o caporali? Avremo forse noi qualche piccola chance in + del topo di averne abbastanza prima che quell’abbastanza diventi troppo?
Quando la cellula si divide per creare un altra cellula li la forza creatrice si mostra e si disvela. Ormai Matura si isola per organizzarsi ed essere microscopicamente indipendente per poi tornare ad essere macroscopicamente dipendente La trasformazione è avvenuta la dove per un istante lungo come la notte dei tempi o breve come il lampo, un entità si isola e crea, da se stessa, altro.