Non è così facile
Un amico un tempo mi aveva messo in guardia rispetto al fatto che non si può volere ciò che si vuole.
Ma non è così semplice. A furia di volere cose che non sono esattamente ciò che vogliamo, ma solo surrogati, diventiamo bravissimi e accanitissimi nel conseguire il nostro carrello della spesa pieno di ogni cosa. Ma poi , come Marco Valdo, finiamo per riversarlo nelle fauci di ferro di un enorme gru.
Tutta quella bramosia, l’impulso ad accaparrarsi questo e quello, per poi arrivare alla conclusione che nulla di ciò che hai messo nel carrello ti serve veramente. Troppo tardi forse, troppo tardi quando hai passato il tuo tempo a perderti per corsie e scaffali e hai quasi rischiato di capovolgerti sulle assi di un’impalcatura e la magra consolazione è quella di essere sfuggito all’imbuto della cassa.
Come se tutta la vita non si facesse altro che sfuggire a questa e qull’altra insidia.
Come si fa e quando si raggiunge quel momento in cui non si scappa, non si rincorre, non si continua ad essere nel tunnel di qualche corsia? Quando comincia la vita?
Ma forse è tutto un grossolano qui pro quo, perché la vita magari è proprio questo, indossare un esoscheletro di cui non abbiamo i comandi e una volta dentro, ci agisce come e quando vuole e per uscirne…bhe uscirne è più semplice che entrare, sappiamo tutti come si fa…ma nessuno di noi sà cosa c’è dopo.
O forse, come dice mio figlio, “quando sei sull’ottovolante te la devi godere, lasciarti andare” fino alla fine della corsa e riconquistare il LIBERO ARBITRIO fino a imboccare il tornello della attrazione successiva, e poi farti sbatacchiare dalla prossima giostra. Insomma tutta la nostra autonomia si gioca tra un tornello e l’altro, inutile soffrire dopo, dopo bisogna godersela, in qualunque caso, xché altrimenti la vita non comincia mai. E’ tutto solo una questione di campi di forza che si scontrano, una grande centrale elettrica, ma qualcuno gode dell’energia prodotta?…
Rhumi sembra dicesse di occuparci strettamente di noi stessi, di mettere attenzione in ciò che facciamo non in ciò che fanno gli altri.
A volte ho desiderato che le situazioni che non potevo gestire mi appartenessero un po’ di più, tipo che un malato a cui non potevo spiegare la cura guarisse e potessi essere io il malato…uno di quei desideri alla Marco Valdo, che servono solo a riempire le fauci delle gru…ma forse è tardi e devo solo farmi sbatacchiare ancora un po’ e ricordarmene quando dovrò scegliere il prossimo tornello.