Con l’orecchio appoggiato sul petto sentiva questa musica ritmata, piena e sensuale, avrebbe voluto racchiudere quella emozione tattile e sonora in una bolla di vetro per romperla come un guscio d’uovo e versarla all’occerrenza in una delle tante giornate vuote e senza senso. Non era un semplice battito era un orchestra racchiusa nella sua cassa armonica naturale. Lui le accarezzava I capelli scostandoli con piccoli gesti dalle guance, perso nelle sue privatissime emozioni. Le emozioni che facevano trionfare il cuore nel suo grandioso pulsare.
Forse quando uno non sa se sta bene o male, se è d’accordo oppure no, se gli piace sentire la mancanza oppure farebbe volentieri a meno, forse quando non si riesce a trovare un giudizio estetico, caratteriale o generale, forse , ma forse no, “ti stai innamorando?”. Mentre si faceva queste domande preparava la colazione ed era perfettamente felice, nemmeno una cosa avrebbe cambiato di quel momento, anche se felicità non esprime esattamente ciò che provava, forse la parola esatta era in equilibrio.
L’equilibrio è un punto dinamico tra il cadere e il cadere, aveva detto una volta un giocoliere in cima ad una grande palla in bilico su di una passerella in discesa. Quel particolare momento era un punto preciso , prima e dopo quel punto c’e’ tutto quello che non desideriamo, e il punto stesso godeva della massima visibilità sulla perfezione del momento, proprio per questa sua peculiarità di giacere precariamente tra un dirupo e un dirupo. Qualche attimo dopo lui aveva detto tra un po’ mi metto in marcia. Parole perfette, tempismo acuto.
Si erano incontrati per caso, una amico di un amica. Lui l’aveva notata per primo, lei + giovane di 10 anni, una bella donna o meglio una bella femmina, come lui stesso l’aveva definita. Lei lo aveva notato quella sera a cena, proprio alla fine, mentre stava per andarsene. Le aveva dato da accendere e si erano scambiati una battuta. Poi era capitato che si incontrassero per un lavoro, lui era disponibile e accogliente e lei gli aveva chiesto di uscire a bere una cosa e li avevano parlato fitto fitto e avevano riso.
Il giorno dopo erano andati insieme ad una mostra fotografica e di nuovo era stato incredibile. Il lavoro li aveva portati insieme qualche volta ancora ed era stato proprio dopo cena, finito di lavorare che lui l’aveva baciata sul cofano della macchina.
Poi si erano visti per andare al cinema ed erano finiti a letto, senza grandi preamboli, come se si conoscessero da tempo e fosse una cosa naturale, lo era, o almeno lo era stato per lei.
Al secondo incontro il padre di lui era stato ricoverato,
Gli incontri si erano diradati per forza maggiore e la prima volta che si erano rivisti dopo il funerale lei aveva notato questo brusco cambiamento della loro chimica.
“Meglio stare un po’ indietro con I condimenti” diceva sempre sua madre, “si può sempre aggiungere, ma togliere è diffcile”
Bhe la palla si è mossa e velocemente è rotolata, quando si cade è difficile tenere un atteggiamento composto, però si può scegliere una direzione e quella direzione, anche se difficile da accettare è l’unico senso che rimane, rimanere se stessi, acettare l’ineluttabile dinamica del prprio destino, cadere.
Forse solo una coincidenza temporale, ma dalla morte del padre la loro relazione aveva preso una strana svolta.Si poteva chiamarla così? sembravano troppe lettere e troppo significato. Era cominciato con l’odore, quell’odore che a lei era sembrato così speciale, era diventato aggressivo.
Anche lui era diventato aggresessivo, in senso passivo,per nulla disponibile, men che meno acogliente. Anche in una semplice chiacchera a proposito di fotografia esibiva un tono sprezzante, e si finiva per essere zittiti.
Poi quella sera, dopo cena lui le aveva chiesto se sarebbe rimasta, ma non come se fosse interessato a un si, piuttosto come se stesse cercando di capire a che tipo di seccatura si dovesse preparare.
Lei lo aveva guardato, e gli aveva chiesto di chiarire “vuoi che rimanga o vada?”
Lui le aveva risposto che il fatto che lei lo chiedesse gli faceva passare la voglia di manifestare il suo interesse e poi aveva aggiunto che comunque, il tutto era reso ancora + difficile dal fatto che non ci fosse tensione sessuale e che immaginava la cosa fosse reciproca.
In quel momento le si era rotto qualcosa dentro, ma se avevano passato la maggior parte del tempo in un letto, ma se era stato tutto un sospiro e parole che certamente non lasciavano intendere diversamente.
Ma peché l’aveva invitata a cena per poi dirle quello che le stava dicendo?
Forse avrebbe dovuto tirarsi indietro quando aveva sentito l’odore cambiare fino a diventare così ossessivo.
Invece quella sera era rimasta, aveva cercato di essere scherzosa, ma quando lui si era rifiutato di confrontarsi persino su stupidi temi di gioco, aveva mosso le gambe a compasso e mentre si alzava dal letto aveva detto “vorrei che sospendessimo le nostre visite”
Poi si era vestita, si era fatta fare un caffè. Lui si era appellato al progetto di lavoro che era stato l’occasione di incontro della sera precedente.
lei non era riuscita ad accettare il compromesso, o il pretesto, aveva invece tentato di spiegare che per lei c’era stato l’incontro, l’essere insieme e che l’energia era superiore al corpo e a quello che si poteva fare con I corpi.
Poi gli aveva detto “dammi speranza” e con quello intendeva solo dire “fammi capire che il messaggio è arrivato che non ti fermi all’apparenza” Lui aveva risposto “in teoria capisco e sono d’accordo, ma mettere in pratica…” Poi le aveva porto il cappotto e lei si era infilata nella porta, percorso il corridoio, preso l’ascensore come in caduta libera e per motivi che non le erano chiar,i aveva sentito che un pezzo dentro si era staccato, l’impatto della caduta, un buco, nel buco il vuoto “nel vuoto il suo uso”.
c’è un’alternativa alla scrittura in terza persona?
E’ una domanda che ci facciamo tutti quando scriviamo. Prima o terza persona?
Credo che anche come lettore mi sono tante volte chiesta cosa preferissi
Di certo, come lettrice a volte mi sono sentita ingannata da chi ha usato la prima persona sapendo che si trattava non di esperienza personale
ma…
credo che ciò che conta sia trasferire un emozione e scegliere la voce narrante che ha + fisico in questo ruolo.
La voce fuori campo spesso vuole descrivere senza giudicare, questo non vuol dire che non si prenda la responsabilità di ciò che scrive, solo probabilmente che gli interesserebbe sapere come la pensa chi legge.