Se non a San Valentino QUANDO?

Oggi, giorno di San Valentino, mi piacerebbe ricevere messagini anonimi, complimenti arditi, inviti a cena, mazzi di fiori e cioccolatini.

Si, piacerebbe, sono sicura, a un sacco di altra gente di mia conoscenza. Non solo a quelle femmine che hanno perso la speranza, ma anche a quelle che ancora ci credono

Se succedesse vorrebbe dire CHE ABBIAMO LE IDEE CHIARE.

Forse alla ricerca di qulache cartolina digitale, magari impiglita nelle maglie binarie del mio complicato sistema sociomediatico, ho spulciato tutti i blog, i social e gli account di posta di cui sono attrezzata.

Ad ogni clic mi è spuntato fuori un messaggio di solidarietà in keynote, pezzi del video relativi alla grande manifestazione di piazza di ieri e glaciali commenti a proposito di quanto commerciale, stupido e consumistico sia festeggiare il giorno degli innamorati. Sono a pezzi!

Io, non c’ero ieri in piazza, ero in Svizzera, stavo aiutando una amica che lavora per un emittente RAI a realizzare uno dei molti “tre minuti su” che affollano i palinsesti del nostro caminetto mediatico tricolore.

Com’è ovvio per una donna di mezza età, “…madre studentessa, precaria, giornalista, casalinga…” così ben evocato da Isabella Ragonese sul palco rosa della piazza romana, mi sono sentita immediatamente in colpa per non aver, nemmeno pensato, di “prendere tempo e poi prendere la borsa e uscire” x dimostrare anche io, essere solidale anche io, autorappresentarmi e promuovermi anche io…ma è stato un attimo, solo un attimo, perchè poi sono echeggiate le parole della sindacalista Susanna Camusso:

“…vorrei che quando si dice sesso  si parlasse di una relazione tra pari e non di un incarico politico…” che detto da lei deve aver evocato un bel po di sorrisi tra quelli che ebbe compagni del”età + bella.

Si, forse blasfema e volgare, ma ho riso e mi è passata, e ho riso ancor di + quando ho sentito Lunetta Savino recitare i monologhi della vagina “la vagina ha bisogno di confort” si perché è proprio vero che ne avrebbe bisogno (io per esempio inviterei tutti i maschietti a darsi da far con i SANVALENTINO di carta, digitali, profumati o cioccolatosi, festggiare fa bene, corteggiare meglio) ma mentre qui si evocano i dinosauri, da Anna Magnani a Eva Ensler, sempre nello stesso modo, con le stesse modalità della piazza , come giustamente o ingiustamente, scrive il nostro Beppe Severgnini dalle pagine del Corriere della Sera di oggi, insomma, mentre qui si discute di tutte le bambole del presidente, è possibile che salti il tappo in  tutta l’area mediorientale: a Teheran scendono in piazza incitando “death to dictators”.

Ho come la sensazione che siamo tutti nella stessa MARCIA ma sappiamo dove stiamo andando?

Condivido con Serena Dandini che “le manifestazioni di piazza non risolvono i problemi, a questo deve pensare la politica”. Credo anche che il grande coinvolgimento di piazza ci racconti che siamo tutti un po’ alla ricerca di qualcosa, qualcuno, che faccia la prima mossa verso un camabiamento, che non sappiamo esattamente come o dove, ma siamo pronti a spalleggiare chi si muove, ha idee, progetti, visioni.

Muovo una critica a queste donne, sorelle così piene di energia: Per fare qualcosa di diverso bisogna prima copiare e poi distaccarsi, copiare è un ottimo metodo x imparare a conoscere, però copiare se stesse mi sembra un po’ oltre. Non vedo provocazioni, non vedo sfide, non vedo quella potenza di rottura che può spiazzare e destrutturare lo stato attuale dei giochi.

Ma perché nessuna delle signore attrici, avvocati o socialmente impegnte hanno sfidato Silvio Berlusconi sul suo territorio?

Perchè non hanno proposto di essere invitate a cena, in prima serata, su una delle sue emittenti, avrebbero potuto fare domande e lui cercare di sedurle, sedarle e ricondurle alla femminilità…x innaugurare Un Reality, magari ” il + grande spettacolo dopo il big bang”…se non a San Valentimo QUANDO?

Il corpo e l abito

Era sera e nel buio del mio salotto guardavo quasi distratta un film di Totò .
Nel ruolo dello scrivano ambulante, si lamentava del fatto che la gente avesse imparato a scrivere.
Con il telecomando in mano mi colpisce che non molto tempo fa la gente facesse zapping, sottolineando con questo vocabolo creativo l uso meno volgare e passivo del elettrodomestico. All’epoca nel web che era Internet , si surfava, ed era in auge tra gli ” intellettuali” , un contenitore televisivo molto psichedelico di nome Blob.
Quella mattina ero andata in cartoleria per comprare alcuni testi scolastici x il mio secondogenito ed ero rimasta sorpresa dal continuo tramestio di extracomunitari, una volta si chiamavano così ora forse sarebbe + corretto chiamarli diversamente comunitari, che entravano a chiedere quanto costasse redigere un cv europeo.
“che cos’è ” mi aveva chiesto mio figlio, indicando la copertina di un libro sul bancone
“geroglifici” ho risposto quasi in automatico
“si ma come si leggono le lettere?”
Non sono lettere, sono icone
Mi guarda senza chiedere
Sai se tu vedi un teschio su di una porta di ferro è come se leggessi pericolo di morte, gli egizi usavano icone invece di lettere.
Riflettendoci siamo tornati al geroglifico, guarda quanto hanno fatto presa gli smile, che dire dei menù di strumenti come l Iphone.
La digitalizzazione, quasi viene da riflettere sul fatto che quella scrittura fosse quanto rimaneva su pietra di sistemi assai più evoluti, magari console di comando di navi stellari.
Forse non abbiamo mai viaggiato fisicamente, siamo sempre rimasti qui con il corpo, perché il corpo non é adatto a viaggiare distanze incomprensibili.
Forse il corpo é solo un abito, la morte ci spoglia dell’abito, e se siamo capaci di rimanere con il nostro spirito cominciamo davvero a viaggiare. Forse gli egiziani conservavano il corpo convinti che prima o poi tornasse utile, avevano riposto la fede nel vaso errato.
Questo pensiero mi fa capire quanto uno possa essere seduto sul secchio d’oro all’inizio dell’arcobaleno e non rendersi conto di esserci.
Oggi ho imparato che per proseguire verso, occorre una certa capacità di scegliere pur nel inconsapevolezza e la scelta riguarda tanto il cammino quanto il maestro.

Il Non Edificio

La School of Art, Design and Media di Singapore è, probabilmente, l’università più avveniristica al mondo: costruita nel 2006, è stata definita un “nonbuilding”, un “non-edificio” di 18 mila metri quadri distribuiti su cinque piani. 

Immersa in un parco di 200 ettari, riesce a mimetizzarsi quasi fosse un capanno da caccia; tre palazzi a forma di anfiteatro, con un piccolo lago artificiale al centro, si sfiorano e si intersecano, con tetti erbosi che, a livello del terreno, salgono dolcemente per poi ridiscendere con uguale pendenza, diventando colline su cui passeggiare. Le pareti sono enormi cristalli: durante il giorno riflettono l’ambiente naturale circostante e la notte trasformano l’edificio in una grande e fiabesca lanterna, giocando con le armoniche asimmetrie del pensiero orientale.

Le trasparenze e le sinuosità danno la sensazione di un continuo tra gli spazi interni e il parco circostante, la cui vegetazione colonizza questa grande struttura.

Nato con l’idea di preservare un grande polmone verde per la città, il progetto della School of Art, Design and Media è un esempio riuscito di architettura ecosostenibile, con un impatto ambientale minimo rispetto alle grandi dimensioni e un ridotto consumo di energia, grazie agli isolamenti termici e al tetto di terra e erba.

Ape impegnata non ha tempo per dolersi

Il Quarto Stato
MAC MILANO

Un edificio di questo tipo da il meglio di se verso l’esterno, è pensato per comunicare come un speaker sul podio. Molti hanno avuto occasione di visitarlo in questi giorni, ad ultimato restauro, ora che ospita formalmente il Museo del Novecento

I commenti non sono stati molto incoraggianti, trà i pù positivi: “almeno adesso ce ne abbiamo uno” riferito al fatto di avere finalmente, anche noi cittadini milanesi, un museo di arte moderna. Altri lamentavano l’assenza di opere fondamentali ad esporre esaustivamente il novecento lombardo. Altri, l’assenza di spazi congrui e necessari ad apprezzare opere imponenti quali Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo e buona parte delle sculture.

Quello che è parso sfuggire ai + è proprio la struttura, l’arringatore ha riempito il suo ventre di arte!

Forse dalla terrazza si potrà ammirare l’arte contemporanea, creando un filo d’oro tra ieri, oggi, domani…

Forse da quella terrazza arringheranno i gestori di questa nostra città cercando di ottenere in cambio di questo tanto discusso spazio dedicato all’arte, un po di spazio nelle future campagne elettorali.

Forse la terrazza rimarrà chiusa e solitaria perché la comunicazione di massa oggi non è più fisica ma affidata al cablaggio e all’etere, spine dorsali dei nuovi e vecchi media.

Alla fine degli anni 70, su quella terrazza, gli adolescenti andavano a fumarsi una sigaretta e, al riparo degli occhi indiscreti, ne approfittavano per scambiarsi ardite effusioni. Dentro, polverose stanze, sede dell’ufficio del turismo.

Leggo e riporto testualmente lo scopo di questo spazio dedicato come nelle intenzioni degli organizzatori:

« Diffondere la conoscenza dell’arte del Novecento per generare pluralità di visioni e capacità critica  »

ma c’è dell’altro; prossimamente avremo un altro spazio dedicato all’arte, all’arte contemporanea , all’interno un complesso termale, sul tetto un giardino pensile.

“Il progetto – ha dichiarato, infatti, l’assessore Sgarbi intervenuto alla presentazione – è innovativo e si inserisce in un filone di musei che sono monumenti essi stessi prima che contenitori di opere, come il Guggenheim di New York, quello di Bilbao e il Beaubourg di Parigi: luoghi in cui l’architetto diventa garante per l’arte contemporanea essendo lui stesso un artista contemporaneo”.

Il costo dell’operazione è stimato intorno ai 40 milioni di euro.

Per qualche strano motivo mi coglie come come un grano di sale in una bibita dolce la parola “garante” e scivolandomi sulla lingua ci gioco e mi chiedo quali debbano essere le credenziali e le qualità di un garante, ma è solo un attimo, poi torno a fare l’ape impegnata e immagino con piacere un momento di relax termale tra un opera garantita e una passeggiata su un tetto verde.